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candidato consigliere comunale a Imperia per Guido Abbo Sindaco

L'emendamento sulla legalità e il gentlemen's agreement

Voglio spiegare cosa è successo nell’ultimo consiglio Comunale. Per farlo parto da un po’ più lontano, e cioè dal 18 febbraio scorso, quando è stata discussa la mozione sull’acqua pubblica. In quell’occasione la maggioranza aveva presentato e approvato un emendamento che eliminava la formula su cui si reggeva tutto quanto, ovvero il riconoscimento dell’acqua come bene “privo di rilevana economica”. In questa maniera la minoranza, e in particolare il Cons. Indulgenza che era il promotore, si era trovata a dover esprimere il proprio voto su un testo diverso da quello presentato. Viceversa la maggioranza aveva potuto votare favorevolmente un testo che però non aveva più la stessa sostanza e le stesse conseguenze dell’originale.

Siccome questo fatto aveva creato un precedente spiacevole, ci si era poi effettivamente messi d’accordo sul concordare il testo della mozione nei casi (come quello sulla legalità in discussione ieri) in cui le mozioni fossero già di partenza “bipartisan” e cioè condivisibili da tutte le parti politiche.

Ma, in tutta onestà, a me pareva logico il ragionamento per cui il concordare preventivamente il testo della mozione con la maggioranza, e quindi non presentare emendamenti durante la seduta, fosse un accordo utile e corretto fatto per evitare che si ripetessero situazioni simili a quella dell’acqua. In fondo la maggioranza si chiama così perché c’è un motivo: ha i numeri per accogliere o bocciare qualsiasi mozione o emendamento. Avrebbe potuto (come poi è infatti avvenuto) bocciare l’emendamento portando in votazione la mozione così come preventivamente concordata, senza modifiche, in modo da raccogliere comunque consenso unanimame.

Invece è cosa ben diversa se l’emendamento viene presentato proprio da chi ha proposto la mozione (il Consigliere Lagorio, con tutti gli altri del PD, era tra i cofirmatari) perché alla maggioranza viene lasciata la facoltà di approvarlo oppure di respingerlo lasciando inalterata la mozione nella sua versione concordata.

Tra l’altro il mio emendamento ampliava il senso della mozione senza snaturarlo: inseriva “tessuto economico E POLITICO” nel testo della delibera.

Siamo (e sono) stato quindi accusato di codardia, e di aver violato il “patto tra gentiluomini” sulla “non emendabilità delle mozioni” ma non era questo il mio intento.

Ho poi spiegato la mia posizione al Capogruppo del PdL Fossati e ad altri, e spero abbiano capito che la mia era buona fede e non un tentativo deliberato di “incrinare” i rapporti di correttezza con la maggioranza. Anche perché è evidente che a nessuno conviene venir meno alla lealtà nei confronti dell’avversario politico cui cui, anzi, occorre cercare di raggiungere la massima condivisione specialmente quando si parla di temi cruciali come la legalità.

C’è infine da dire che il mio emendamento sarebbe stato accolto con bel altro stato d’animo se l’intervento precedente, di Lagorio, si fosse concluso in maniera diversa. Invece i Consiglieri di maggioranza erano già su tutte le furie per aver sentito i riferimenti all’On. Minasso e ai suoi presunti contatti con esponenti mafiosi, e stavano in parte uscendo dall’aula non propriamente “ben disposti”.

Diciamo che le due cose, sommate, sono andate evidentemente a suscitare un nervosismo eccessivo, che ha avuto poi sfogo nei corridoi con numerosi focolai di animate discussioni. Comunque sia, ho inviato questo comunicato alla stampa per chiarire la mia posizione:

In riferimento a quanto accaduto nella seduta dell’ultimo Consiglio Comunale riguardo alla mozione sulla legalità, tengo a precisare alcuni aspetti al fine di evitare qualsiasi ulteriore fraintendimento.

Come ho già avuto modo di chiarire personalmente con i Consiglieri di maggioranza, l’emendamento da me proposto e cofirmato dagli altri membri del PD non voleva infrangere quello che il capogruppo del PdL Fossati ha definito nel suo intervento il “patto tra gentiluomini” sulla “non emendabilità” delle mozioni.

Quest’ultimo veniva inteso dal sottoscritto come l’impegno a concordare anticipatamente con la maggioranza il testo della mozione al fine di evitare che essa proponesse e approvasse, come già successo nel recente passato per la mozione sull’acqua pubblica, emendamenti che potessero stravolgere il senso della stessa togliendo di fatto ai proponenti la possibilità di votarla così come da loro presentata.

Diversamente questa volta l’emendamento non distorceva – anzi semmai ampliava – il senso della mozione lasciando tuttavia la facoltà alla maggioranza, che giustappunto possiede i numeri per farlo, di non accoglierlo mantenendo così il testo concordato per poterlo votare unanimemente come poi è accaduto.

Esprimo il mio personale dispiacere nell’aver suscitato tali sdegnate reazioni e, rivendicando la piena responsabilità di quanto accaduto in quanto primo firmatario dell’emendamento, voglio comunque ribadire che nell’iniziativa non ci sono stati da parte mia né intenti volutamente provocatori né tantomeno l’intenzione di innescare attriti che nessuno auspica, in particolar modo su argomenti così importanti da imporre la ricerca della massima condivisione possibile.

Ribadisco infine che “atti di codardia” non sono propri del PD né del sottoscritto, e che non vi è mai stata l’intenzione di agire al di fuori di una doverosa lealtà istituzionale che, anzi, ci è propria e vogliamo promuovere e non certo eludere, continuando a invocare la piena collaborazione di tutte le forze politiche di fronte a temi, come quello della legalità, che necessitano indiscutibilmente di un impegno comune.

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