il blog di Giorgio Montanari

candidato consigliere comunale a Imperia per Guido Abbo Sindaco

Le multinazionali del turismo

In questi giorni i balneari stanno protestando, anche col metodo della serrata degli ombrelloni, contro la Direttiva Bolkestein. Tra gli effetti di questa Direttiva, recepita dal Parlamento Italiano nel 2010, le concessioni demaniali per le spiagge saranno riassegnate con gare pubbliche anziché essere rinnovate automaticamente come accade adesso.

A Imperia, ma anche a Genova e altrove, il Partito de La Destra ha espresso la propria posizione a fianco della protesta con un cartello e un fantoccio di un bagnino impiccato. Anche altri politici nostrani si sono schierati con i balneari, come ScibiliaChiappori. A Roma, poi, l’IDV sta puntando i piedi cercando per via Parlamentare di impedire che nel 2015 – l’anno, già frutto di una proroga, in cui scadranno le attuali concessioni – si proceda con le gare per affidare tutte quante le spiagge a nuovi gestori.

La maggiore resistenza a questa operazione viene appunto dai diretti interessati, individualmente e tramite le associazioni di categoria, perché vedono la concreta possibilità di perdere d’un colpo la loro attività. In particolare lamentano l’impossibilità di procedere a nuovi investimenti di fronte all’incognita del futuro. Anche gli investimenti passati sono oggetto del contendere: chi per generazioni ha investito e migliorato la struttura in concessione per garantire elevati standard qualitativi a beneficio del turismo, ora rischia di perdere tutto quanto e di non ricavare nulla dal valore economico che è stato dato nel tempo alla propria spiaggia.

Per essere contrari alla Direttiva europea mi sembra che ce ne sia abbastanza. Sono argomenti validi, del tutto logici e comprensibili. Quello che non capisco sono alcune altre argomentazioni, che invece mi sembrano un po’ troppo fantasiose e pretestuose. Nel comunicato de La Destra – ma mi sono imbattuto nella stessa espressione molte altre volte scartabellando il web – si citano le ‘multinazionali del turismo’. Arriverebbero a frotte con la ferocia di un branco di unni, prima per colonizzare e poi per rovinare le nostre beneamate coste, abbassando la qualità dei servizi, favorendo la criminalità organizzata (Chiappori fa un accenno al riciclaggio), polverizzando 300.000 posti di lavoro (da cui il bagnino impiccato) e arrivando infine a distruggere un settore chiave per l’Italia ai tempi della crisi: il turismo.

Scopo di Bruxelles non è ridurre i costi per gli utenti bensì eliminare le migliaia di piccoli imprenditori e gestori del settore a favore di grandi multinazionali del divertimento e del turismo che colonizzerebbero i nostri litorali, sull’esempio di Mc Donald e Starbucks, provocando l’ennesimo grave danno all’economia italiana e regionale.
Secondo le previsioni andrebbero persi o messi in crisi 300.000 posti di lavoro come stagionali, ad esempio i bagnini e circa 100.000 imprenditori.
Il nostro territorio vive di turismo, già la crisi ci ha danneggiato, non vogliamo essere ulteriormente affossati da politiche che fanno bene solo alle multinazionali.
Inoltre si creerebbe una sorta di monopolio delle spiagge con il conseguente aumento esponenziale dei prezzi per i bagnanti.

Ho cercato un po’ in rete, senza risultati; trovo solo comunicati che più o meno ripetono le stesse cose. Ma (mi) mancano tutti i passaggi intermedi che portano a sostenere queste tesi, e i dati su cui si basano queste stime catastrofiche.

Le gare sono un bene e bisogna farle, questo è il mio parere. Perché le coste sono di tutti, e chi ne trae profitto dev’essere consapevole del fatto che non può durare per sempre. Stesso discorso delle frequenze televisive, per intenderci. Appalto, gara, scelta del migliore secondo requisiti noti, concessione per un periodo sufficiente a programmare investimenti e meritati guadagni. Ma non a vita, semplicemente. E se le gare si faranno le vincerà chi, come prescrive la legge, avrà offerto di più sia dal punto di vista economico – e sono soldi che vanno alla collettività – sia dal punto di vista sociale, ambientale, etc. Dunque non capisco come si arrivi ad affermare che tutto sarà fagocitato da queste fantomatiche multinazionali – e vorrei sapere quali sarebbero questi McDonald’s del bagnasciuga – che La Destra, il Sindacato Balneari e compagnia cantando dipingono come l’orco cattivo che si pappa tutti i bagnanti.

Il pericolo che arrivino chissà quali “catene” – tipo Autogrill – a impadronirsi delle nostre spiagge mi pare irrealistica. Anche perché essendo le concessioni demaniali un bene a disponibilità limitata, come le frequenze televisive di cui sopra, ci sono limiti all’accaparramento. Di sicuro non se ne può avere più d’una all’interno dello stesso ambito comunale, ma i bandi di gara potrebbero estendere l’unicità all’ambito nazionale (sempre che addirittura non sia già così).

Ma anche ammettendo la possibilità seppur remota che ciò possa avvenire, e che grosse imprese subentrino alle attuali. In che modo ciò porterebbe per forza ad abbassare la qualità dei servizi e ridurre drasticamente l’occupazione è un mistero (notare che il sindacato sostiene che i posti di lavoro totali siano 600.000, meno del doppio di quelli che secondo loro andrebbero irrimediabilmente perduti). Senza contare che alcune posizioni (per fare un esempio: i bagnini) sono richieste per legge, in determinate quantità. Così come non si capisce la causa dell'”aumento esponenziale dei prezzi per i bagnanti”. Mentre nelle spiagge libere attrezzate i prezzi sono calmierati, nelle spiagge private ognuno fa quel che vuole, e i prezzi vengono fissati dal mercato. E quindi è difficile sostenere che adesso i prezzi siano bassi perché gli attuali gestori sono tutti scemi e abbiano deciso deliberatamente di guadagnare meno del massimo che potrebbero. I conti non tornano, e semmai è proprio oggi che la situazione è palesemente contraria ai principi della concorrenza.

Per non parlare della paventata infiltrazione mafiosa a cui – nemmeno a dirlo – la Bolkestein spalancherebbe le porte. Perché invece adesso no, non c’è nemmeno l’ombra della criminalità organizzata nel giro degli stabilimenti balneari. Figuriamoci. Stabilimenti che già non godono di condizioni proprio sfavorevoli, stando a questo report del WWF secondo cui, tra le altre cose:

– un metro quadro si spiaggia costa in media meno di 50 centesimi al mese (dati 2009)
– l’Agenzia del Demanio dice che attorno agli stabilimenti c’è un evasione del 50% (fino a quest’anno non erano neppure tenuti al rilascio di ricevuta fiscale)
– la stragrande maggioranza dei controlli sull’uso delle aree demaniali dà riscontro di irregolarità (qui a Imperia mi pare che ne sappiamo qualcosa)

Insomma, ai motivi per cui le gare non s’han da fare basta aggiungere che i nuovi concessionari pianterebbero ombrelloni che andrebbero a scatenare nuovi terremoti e poi c’è proprio tutto.

Se invece sono io che mi sono perso qualcosa, e i timori che ho elencato sono fondati su un qualsivoglia ragionamento che prescinda dalla volontà di mantenere a tutti i costi lo status quo per puro interesse, segnalatemelo in modo che possa approfondire la materia. Ne sarei contento.

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