il blog di Giorgio Montanari

candidato consigliere comunale a Imperia per Guido Abbo Sindaco

Consiglio del 14 e 19 dicembre 2011

Seduta del 14 dicembre:

1) Il famoso regolamento dei dehor non è stato discusso. Brevemente, le cose sono andate così: è da primavera che è sotto esame, e le associazioni di categoria sono state convocate più volte per cercare di arrivare a un testo che fosse sostanzialmente condiviso (da loro). Benissimo, ma nel frattempo – as usual – del consiglio comunale non si è interessato nessuno. A noi il testo definitivo (che poi definitivo non era, dato che ancora in commissione ci sono state notificate modifiche last-minute che stravolgevano il senso di qualche punto specifico e tutt’altro che marginale) è arrivato solo qualche giorno prima del consiglio. Giusto il tempo per fare due riunioni di commissione in fretta e furia, senza la possibilità di approfondire, discuterne, proporre, concordare. E in effetti c’è da approfondire, perché alcune decisioni che sembrano ‘tecniche’, in realtà sono politiche e van prese con cautela e con il massimo del tempo. Dedicherò un post ad-hoc per elencare quelli che secondo me sono i nodi principali.

2) Presa d’atto delle osservazioni della Provincia a uno strumento urbanistico zona Poggi. Nessuna discussione, approvazione all’unanimità.

3) Le uniche due pratiche rimaste in discussione il 14 sono state le mie due mozioni. La prima, di cui ho già scritto qui, era sull’introduzione formale nel Regolamento del Consiglio Comunale dell’utilizzo della posta elettronica (certificata e standard). E’ stata approvata da tutto il consiglio ad esclusione della Consigliera Gatti (Lega Nord) che si è astenuta. Alla fine del Consiglio le ho chiesto perché, e mi ha risposto “io voglio continuare ad avere il materiale cartaceo”. Allora le ho spiegato – come già avevo fatto nell’esposizione, e con molta chiarezza – che l’utilizzo dell’email rimane del tutto facoltativo, per i soli consiglieri che lo desiderano. Mi ha risposto “ma io non lo voglio lo stesso”. Vabbé, a quel punto ho gettato la spugna (n.d.r.: sulle idee confuse della consigliera ci sarebbe da aprire un capitolo, ma per delicatezza lascio perdere)

L’altra mia mozione è stata bocciata. Prevedeva l’introduzione nel regolamento di un limite di tempo (15 minuti) tra l’orario in cui vengono convocate le riunioni di commissione e il loro inizio. Attualmente cosa succede? Facciamo un esempio: la commissione Ambiente/Bilancio/Pincopallo è convocata alle 13:00. E alle 13 di norma non c’è l’ombra di nessuno. Per iniziare occorre che ci sia il numero legale (cioè che la metà del consiglio sia rappresentata in commissione, a cui partecipano un consigliere ogni 3 per ogni gruppo) e il numero legale viene raggiunto, quando va bene, alle 13:15. Quando va così così, allora partiamo alle 13:30. Invece quando va male si parte dopo tre quarti d’ora, oppure non si parte per nulla e si va tutti a casa. Avere un limite di tempo è indispensabile, perché altrimenti una commissione convocata alle 13 può teoricamente iniziare anche alle 18 o alle 21. Oppure alle 23. Inoltre va detto che a queste riunioni non partecipano esclusivamente i consiglieri, ma anche personale del Comune (le segretarie che verbalizzano, a volte il segretario, assessori, dirigenti, funzionari) e di quando in quando anche consulenti esterni. Esempio recente: alla commissione in cui si parlava del regolamento dei dehors hanno partecipato i tre architetti che l’hanno realizzato su incarico del Comune.

Detto tutto ciò, proporre un limite mi è sembrato del tutto di buon senso, e se vogliamo anche di educazione: io non ho figli, e dispongo di una certa flessibilità lavorativa che mi permette di ‘ricavarmi’ il tempo che mi serve per far politica. Ma c’è chi ha orari più rigidi, figli da recuperare qua e là, pranzi o cene da preparare per la famiglia. E infatti la mia mozione nasceva da un malumore assolutamente trasversale che ho potuto cogliere sin dalla prima riunione di commissione all’interno del ‘partito dei puntuali’. E’ composto da quei consiglieri che arrivano sempre più o meno in orario e che più di una volta hanno auspicato ‘che si facesse qualcosa’, perché dà sui nervi a chiunque girarsi i pollici attorno a un tavolo dove sono più le sedie vuote che quelle piene.

Morale della favola: nel PdL ha prevalso il ‘partito dei ritardatari’, e quindi il povero cons. Mattioli – a cui è stata passata la patata bollente della dichiarazione di voto – ha cercato di nascondere l’imbarazzo mentre tergiversava e si inventava motivazioni assurde per giustificare il voto contrario (“occorreva parlarne in commissione”, “occorreva decidere assieme questo limite perché magari erano meglio 20 minuti, o 10, o 18 e 42 secondi”, “occorreva un ‘parere di regolarità'”, etc…). L’esigenza di un “passaggio in commissione” è stato ribadito più volte, e siccome sono un rompicoglioni che non si arrende, in settimana ri-presenterò la mia mozione con esplicita richiesta di fare questo benedetto ‘passaggio in commissione’. E allora vediamo cosa si inventeranno, per giustificare il ritardo cronico da menefreghismo che alcuni sfoggiano quotidianamente.

Fine del consiglio del 14 dicembre (n.d.r: notare che secondo Sanremonews sono stato il migliore in campo)

Consiglio del 19 dicembre:

Pratica unica: il Regolamento dei Servizi Sociali. Quello vigente era superato; per fare un esempio è stato inserito l’utilizzo del modulo ISEE nel calcolo delle graduatorie.

La Lega Nord ha voluto fare un blitz, proponendo due emendamenti dallo sfondo lievemente razzista che hanno introdotto l'”anzianità di residenza” tra i criteri con cui vengono attribuiti alcuni punteggi. Razzisti e forse incostituzionali, ma l’argomento sarebbe da approfondire. Ne è nata una bagarre non di poco conto riguardo in primis l’interpretazione del regolamento. Il discorso è molto tecnico e non mi ci dilungo, ma anche anche i tecnicismi hanno importanza in un consiglio comunale. Sta di fatto che uno dei due emendamenti è stato a sua volta emendato a pochi secondi dalla votazione (da “cittadini residenti”, che poteva essere ambiguo perché “cittadini” può essere inteso come “cittadini italiani residenti”, è diventato “abitanti residenti”).

A seguire si è verificata per la prima volta una situazione che invece il regolamento prevede eccome: una “dichiarazione di voto dissenziente” che è stata fatta dal consigliere Gian Luca Lanteri: ha annunciato che non avrebbe sostenuto gli emendamenti della Lega rifacendosi anche ad una versione laicizzata della parabola vangelica del figliol prodigo. Ci sono stati anche altri voti “dissenzienti” sempre nelle fila del PdL, ma a differenza di Lanteri gli altri “dissenzienti” (quasi tutti, mi pare) hanno optato per l’astensione. Bravissimi. Il loro voto contrario avrebbe portato a un pareggio (cioè una bocciatura) e invece così i SI hanno comunque prevalso. Siamo passati da un “tirare il sasso e nascondere la mano” a un “nascondere la mano per far sì che il sasso non parta nemmeno”.

Politicamente parlando la conclusione è questa: la mia mozione sui 15 minuti massimi di ritardo è stata bocciata perché “sarebbe servito approfondire in commissione”. Nel caso del regolamento dei servizi sociali invece, nonostante le 6 sedute di commissione e i ripetuti appelli dell’Assessore Ranise a giungere a un testo unanimemente condiviso, la modifica è stata proposta in extremis e il PdL ha chinato il capo, piegandosi davanti alla manifesta esigenza leghista di marcare il territorio con emendamenti più politici che pratici; emendamenti volti a fare un passo indietro rispetto al traguardo culturale ancorché politico di perseguire politiche di reale integrazione, accoglienza e uguaglianza.

Il tutto condito da una conduzione al limite del ridicolo dell’Assemblea da parte della Presidenza, che ha dispensato senza tregua giudizi arbitrari spacciandoli per prassi, con la complicità dei “pareri tecnici” forniti on-the-fly dal Segretario Comunale.

Per concludere: abbiamo accolto con favore la maggior parte degli emendamenti del Cons. Indulgenza e quello della Cons. Nattero; alcuni anche dalla maggioranza. Abbiamo invece votato contro l’insieme del regolamento, e ammetto che è stata una decisione dell’ultimo momento e ob torto collo. Il regolamento è stato condiviso nell’iter, nel merito e nel metodo, ma solo fino a un certo punto. Poi ci siamo sentiti decisamente presi in giro, e allora d’ora in poi lasciamo pure perdere i “passaggi in commissione” e andiamo diretti allo scontro, siccome ci tengono. E scusate lo sfogo.

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