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Sul nuovo regolamento portuale di Porto Maurizio

Il Consiglio Comunale di ieri ha approvato il regolamento dell’approdo turistico di Porto Maurizio. La pratica, che già sarebbe dovuta essere discussa nella seduta precedente, è stata ulteriormente posticipata tramite una mozione d’ordine che ne ha consentito un ultimo esame, benché i tempi maggiori dovuti ad eventuale rinvio avrebbero consentito un approfondimento completo.

Occorre che i cittadini in generale – e gli utenti del porto in particolare – sappiano anzitutto che il regolamento, approvato dal Consiglio Comunale come da sua esclusiva prerogativa, in realtà è stato inizialmente redatto dalla Società Porto di Imperia Spa, e successivamente da quest’ultima sottoposto al Comune.

Nell’insieme ne è risultato un ovvio e forte sbilanciamento a favore della Società e notevolmente a scapito dei diportisti, soprattutto quelli appartenenti alla cosiddetta “nautica minore”, poiché si andavano ad introdurre una serie di obblighi, limitazioni, responsabilità ed oneri del tutto inediti non solo se paragonati alla gestione precedente (quella dell’Imperia Mare) ma anche in relazione a ciò che costituisce la norma negli altri porti Italiani ed Europei.

Dal sottoscritto sono stati presentati trentasette emendamenti con l’intento sia di colmare le molte e importanti lacune presenti nella bozza iniziale, sia di sancire maggiori garanzie a favore degli utenti e della collettività.

Purtroppo non tutte le modifiche proposte sono state accolte, mentre altre sono state responsabilmente recepite dalla maggioranza, che ha ulteriormente contribuito con un proprio maxi-emendamento condiviso a sua volta dalla minoranza.

Per fare un esempio concreto, una nuova e bizzarra norma (di cui è stata chiesta invano la cancellazione) obbligherà ad ormeggiare le barche esclusivamente di poppa, interferendo in scelte che sono di regola delegate esclusivamente all’utente, e che riguardano aspetti tecnici che ovunque – tranne che a Imperia – prevalgono sull’aspetto estetico.

Salvo specifica autorizzazione sarà anche vietato “esporre bandiere e supporti commerciali o con finalità non in linea con l’immagine del Porto”. E’ una definizione del tutto arbitraria che all’occorrenza può coprire qualsiasi tipo di sponsorizzazione, comprese quelle di cui le imbarcazioni regatanti – incluse le Vele d’Epoca – usufruiscono sovente.

L’aspetto più preoccupante, però, è che dalla discussione è emerso che la convenzione stipulata a suo tempo con la Società non prevede adeguati vincoli che garantiscano lo svolgimento del biennale raduno di Yacht d’Epoca. Non è contemplato, ad esempio, che in quel periodo sia permesso il passaggio pedonale dei visitatori all’interno delle aree solitamente private, mentre il loro attraversamento potrà rendersi indispensabile per raggiungere e visitare i grandi velieri come la Palinuro.

Mancano inoltre le dovute garanzie sulla disponibilità dell’adeguato numero di ormeggi per le barche che parteciperanno alla prestigiosa manifestazione, soprattutto se si tiene conto delle dimensioni e delle cifre che l’evento ha raggiunto nelle ultime edizioni.

La conclusione è che Imperia corre il serio rischio di perdere le Vele d’Epoca, e cioè la manifestazione che è imprescindibile cardine del turismo cittadino e indiscutibile volano per l’economia locale, ma alla quale – purtroppo – l’Amministrazione sembra esser stata disposta a rinunciare in nome dei maggiori profitti di pochi soggetti privati.

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