La riunione di Giovedì scorso organizzata dal Comitato contro la centrale a biomasse ha trattato il tema anche dal punto di vista tecnico. Ed è importante, perché oltre a dire NO bisogna anche sapere il perché.
E i motivi li ha spiegati bene il Prof. Federico Valerio, Chimico ambientale dell’Istituto dei Tumori di Genova. La sua sintesi è:
Mentre l’energia solare arriva a costo energetico zero su un impianto fotovoltaico, il biodiesel richiede che si ari il terreno, si semini la colza, si concimi e si irrighino i campi. Poi i semi devono essere pressati e l’olio deve essere trattato chimicamente per diventare olio diesel. Infine il biodiesel deve essere trasportato al luogo di utilizzo.E tutto questo richiede energia, in gran parte fossile.
E se il biodiesel viene usato in un motore diesel, circa il 25-30% dell’energia chimica del biodiesl si trasforma in elettricità e il restante 70% si traforma in calore che è follia non utilizzare.
Ma questa follia termodiamica è l’elemento comune di tutte le centrali a biomasse di cui mi sono occupato.
Il motivo è banale, il calore prodotto da fonte rinnovabile non è sovvenzionato!
Dunque, i punti deboli del progetto sono principalmente due. Primo: il bilancio energetico totale deve considerare che il combustibile arriva da chissà dove e che per produrlo si consumano risorse. Secondo: il 70% dell’energia sviluppata, che è calore, viene dispersa e non utilizzata. Per non parlare della puzza, del rumore, delle vibrazioni e del fatto che non è vero che il biodiesel non inquini. Meno di altri tipi di combustibile, ma inquina. Idrocarburi, particolato, e altre sostanze nocive vanno a finire nell’aria e nei terreni, quindi assorbiti dai vegetali.
Queste slide sono quelle prodotte ed illustrate dal Prof. Valerio durante la sua relazione, e contengono un po’ di dati interessanti:
La conclusione è che senza gli incentivi probabilmente nessun imprenditore si sognerebbe di aprire una centrale del genere, perché non sarebbe redditizia.
A conti fatti, però, un pregio la centrale ce l’ha: far parlare i cittadini di energie rinnovabili, e spingerli ad informarsi. Un incontro di questo tipo, in cui si parla di solare collettivo e ambiente, non si sarebbe – purtroppo – mai tenuto.
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