Era già noto che la Finanza stesse facendo delle indagini relativamente alle famose colonnine smantellate un paio di settimane fa dalla banchina di Calata Cuneo. Quello che so è che una lauta compagine di finanzieri si è presentata presso la sede operativa della Società, sequestrando un po’ qualsiasi cosa vi fosse dentro. Oggi si apprende che c’è ufficialmente un indagato: trattasi di Carlo Conti, Amministratore delegato della Porto di Oneglia spa nonché direttore generale della Porto di Imperia spa. Di quest’ultima società, per l’affaire capannone, è già indagato il presidente Paolo Calzia, che è anche segretario generale del Comune di Imperia. Comune che è socio per un terzo della Porto di Imperia spa, che a sua volta è azionista della Porto di Oneglia spa. Giusto per avere un quadro completo.
Oltre ai guai giudiziari, c’è dunque un evidente guaio politico: il Comune non è affatto estraneo alla vicenda. Non è, insomma, lo spettatore impotente delle malefatte altrui, bensì l’esatto opposto: complice e arbitro consenziente di una deriva cui non ha saputo e voluto mettere un freno. E alla fine l’era dei mega-yacht naufragava tra picconate ed avvisi di garanzia.
E’ ora di ripensare il porto di Oneglia, ridisegnarne le funzioni ed ottimizzarne gli spazi, affidarne la gestione ad un soggetto credibile. In definitiva: restituirlo a Imperia.
30 Nobembre 2009 – Comunicato di Paolo Verda, capogruppo PD in Consiglio Comunale, sulla situazione portuale a Imperia
Dopo i primi commenti rilasciati a caldo la sera della vergognosa rimozione delle colonnine dalla banchina del porto di Oneglia e, più avanti, nel corso della visita della commissione regionale preposta, al fianco delle autorità locali, mi piace tornare sull’argomento per fare chiarezza sulla nostra posizione riguardo ai fatti degli ultimi mesi e più in generale riguardo alla futura politica portuale della città di Imperia.
Ribadisco innanzitutto lo sdegno per l’inevitabile conclusione della vicenda della gestione privatistica della porzione turistico/commerciale dello scalo onegliese. Conclusione che ha la sua radice in comportamenti accondiscendenti e atti oscuri e ambigui. Troppe volte e per troppo tempo l’Amministrazione comunale – e non solo – non ha voluto o non ha saputo vedere ciò che stava accadendo sotto le proprie finestre. Miopia, distrazione o incapacità registrabili sia nella questione porto di Oneglia, sia nel controllo dei lavori di costruzione del porto turistico cittadino.
Ricordo tre “episodi”, in proposito, che ritengo possano essere considerati quantomeno concause del ravvedimento, purtroppo tardivo, e della presa di coscienza delle autorità tutte:
– in primo luogo la denuncia, a firma mia e del consigliere Zagarella, circa le difformità morfologiche del capannone della nautica il cui scheletro si erge immoto, indisturbato e arrogante in mezzo ad un cantiere in piena attività. In barba alle più elementari regole di correttezza e buon senso che, se tenute in debita considerazione, avrebbero portato a una rimozione e sostituzione delle elementari strutture poste in opera, per far ripartire i lavori in ottemperanza a ciò che era previsto nel progetto approvato;
– l’esposto del consigliere Indulgenza sulle aree occupate dai natanti turistici in esubero rispetto a quelle individuate nella concessione rilasciata dal Comune alla Porto di Imperia;
– l’azione di sensibilizzazione svolta, in modo compatto, dalle forze del centro sinistra nella scorsa campagna elettorale per l’elezione del sindaco di Imperia, riguardo alla situazione del porto di Oneglia ed in particolare ai mancati guadagni per la collettività.
Questa azione, che seguiva a molte altre portate avanti da tutte le forze politiche di minoranza a partire dal novembre 2007 (in occasione della delibera di indirizzi dell’amministrazione sullo scalo onegliese), evidenziava ancora una volta tutte le storture, le dimenticanze, le lacune che hanno caratterizzato il rapporto di tutte le autorità preposte con i soggetti gestori dello scalo di Oneglia.
Per quale motivo sono stati tollerati mesi di occupazioni che andavano oltre i termini di scadenza e debordanti rispetto alle aree in concessione? … non è dato sapere.
Ora però si è finalmente arrivati ad un punto di svolta:
– il comune ha richiesto per sé la concessione sullo scalo onegliese;
– la capitaneria fa sentire finalmente la sua autorità garantendo il rispetto delle regole;
– la Regione tramite la commissione ad hoc sta per emanare le direttive conclusive sul porto;
– la procura indaga su ciò che è accaduto nei mesi scorsi.
Registro infine come gli stessi colleghi di maggioranza, o almeno alcuni di essi, abbiano abbandonato l’atteggiamento di altezzoso disdegno riservato in passato alle nostre denunce, ritenute tediose e inutilmente polemiche, scoprendosi invece, oggi, strenui difensori di quelle stesse tesi.
E’ con soddisfazione, s’intende, che assistiamo a questo felice cambio di fronte e ci piace pensare di aver collaborato a tale illuminazione.
Non avremo vinto la guerra, dunque, ma almeno una battaglia importante l’abbiamo vinta per TUTTI i cittadini di Imperia, come promettevamo, in evidente e piena buona fede, in campagna elettorale. E ci siamo riusciti anche dai banchi della minoranza.
Il ritorno alla gestione pubblica del porto, conclusione positiva di una vicenda altrimenti davvero priva di senso, invita ora a passare dalle polemiche alle proposte, così che non si dica che solo di polemica si nutre il fronte dell’opposizione.
Mi permetto quindi di esporre una sequenza di azioni possibili da compiere nel futuro. Pongo sul tavolo alcune idee che hanno la sola ambizione di diventare base di una discussione che conduca, tutta la città a farsi carico e a godere delle potenzialità di entrambi gli scali.
1. Elemento primario è naturalmente la GESTIONE UNITARIA DELLO SCALO ONEGLIESE che dovrà tornare sotto la regìa pubblica. Solo in questo modo, grazie ad una visione corale, potrà essere garantita pari dignità e sviluppo a tutte e tre le funzioni: pesca, turismo/commerciale e commercio.
2. Sarà quindi possibile affidare, almeno in attesa della gara ad evidenza pubblica, LA GESTIONE E LA PROMOZIONE DELLA PARTE TURISTICO COMMERCIALE DEL PORTO AD UN SOGGETTO COME L’ASSONAUTICA che, UNITAMENTE ALLA COMPAGNIA MARESCA, già presente sullo scalo, potrà svilupparne immediatamente le ampie possibilità economiche ed occupazionali. Tutto ciò tenendo conto che gli impieghi transitori dovranno sempre configurarsi come transiti reali e quindi compatibili con la vigente destinazione che non contempla il parcheggio-campeggio delle imbarcazioni. In questa fase, oltre al completamento del progetto di sistemazione della porzione dedicata alla pesca, con l’utilizzo degli introiti potranno essere programmati, progettati e attuati interventi di “restauro” della calata Cuneo a partire dal ripristino completo della antica pavimentazione in “basole”.
3. Propongo, quindi, di affrontare una seria discussione riguardo alla proposta avanzata da Vittorio Coletti sulle pagine liguri del quotidiano La Repubblica. In essa si proponeva sostanzialmente una TUTELA PAESISTICO AMBIENTALE SUI PORTI STORICI della nostra regione. Con la conseguente individuazione di categorie ammissibili di opere, funzioni e potenziali fruitori, compatibili con questi luoghi di rara bellezza e infinita delicatezza paesistica.
Trovo la proposta estremamente interessante e condivisibile. Immaginiamo infatti cosa potrebbe essere il porto di Oneglia se la funzione turistico/commerciale, per esempio, fosse garantita da imbarcazioni pienamente in sintonia con le dimensioni, la storia e l’architettura del luogo. Uno spazio – questa volta sì unico nell’intero bacino del mediterraneo – dedicato esclusivamente a una certa tipologia di imbarcazioni, (barche a vela, natanti storici), potrebbe davvero valorizzare il nostro porto in modo armonioso e pienamente dialogante con la parte a destinazione peschereccia.
Il nostro turismo non può fondarsi su caratteristiche a noi estranee, ma può trarre vitalità e unicità solo da valori che appartengono alla storia culturale e commerciale della nostra città.
4. Per finire avanzo una proposta riguardante il bacino storico di Porto Maurizio. Premetto che, pur condividendo la scelta riguardante la creazione di un nuovo porto turistico, da subito mi sono trovato in pieno disaccordo sulle scelte societarie ed economico-finanziarie. Il comune di Imperia poteva e doveva pretendere di più, sia in termini di risorse che di potere gestionale. Sin dai primi passi noi siamo stati il soggetto debole dell’intera operazione e gli ultimi avvenimenti ne sono la piena conferma.
In particolare l’aspetto che ho sempre definito “odioso” è stata la perdita del bacino storico di Porto Maurizio, questo doveva rimanere pubblico, i fruitori dello scalo dovevano rimanere a nostro carico e solo con noi dovevano interloquire. Il caso di Porto è unico in tutto il bacino del mediterraneo: non conosco nessun altro porto storico ceduto ad un soggetto a maggioranza privata.
Ora, dopo il fallito tentativo della vendita delle quote azionarie che il Comune di Imperia possiede all’interno della società del porto, potremmo rimediare a tutto ciò: occorre chiedere uno SCORPORO DELLE CONCESSIONI DEMANIALI e, attraverso una ridefinizione della nostra quota, RIENTRARE IN POSSESSO DELLA PARTE STORICA.
SI PUO’ FARE, occorre lavorare con decisione a questa proposta, ma occorre per prima cosa che l’Amministrazione comunale rimetta saggiamente in discussione questo aspetto fondante del progetto iniziale.
SE TUTTE LE FORZE POLITICHE E TUTTI I CITTADINI SI MOSTRASSERO PER UNA VOLTA COMPATTI, POTREMMO TRA BREVE AVERE UNA CITTA’ CHE AUTONOMAMENTE E DIRETTAMENTE GESTISCE E TRAE RICCHEZZA DALLE INFRASTRUTTURE CHE PIU’ LA CARATTERIZZANO: I BACINI STORICI DI PORTO E DI ONEGLIA.
Concludo, infine, con un appello: qualcuno sta controllando cosa accade in Calata Anselmi? Aspetti economici e finanziari, demaniali e societari, spazi occupati e compatibilità tra le destinazioni d’uso ammesse e quelle in essere……è tutto in regola ?!
Mi auguro che sia l’Amministrazione Comunale che la Capitaneria di Porto abbiano valutato in queste settimane tutti gli elementi sopraelencati, in modo da scongiurare che un epilogo simile a quello onegliese, possa diabolicamente replicarsi anche sullo scalo portorino.
Imperia 30 novembre 2009
Paolo Verda
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