il blog di Giorgio Montanari

candidato consigliere comunale a Imperia per Guido Abbo Sindaco

La metafora della spina di pesce

Passando sul lungomare durante il raduno delle vele d’epoca, ho immortalato questa situazione (sì, lo ammetto, ogni tanto non so proprio cosa fare).

Con una sola inquadratura si riesce splendidamente a riassumere ed esemplificare quello che accade a Imperia in molte e differenti occasioni.

E cioè:

– il buon senso direbbe che le cose vanno fatte una certa maniera, ovvero parcheggiare a spina di pesce (o a “dente di sega”) per risparmiare spazio
– purtroppo in passato qualcuno ha voluto fare diversamente; più in generale, c’è sempre qualcuno tra “quelli che c’erano prima” a cui dare la colpa dei casini attuali
– a un certo punto (per l’esattezza un paio di giorni prima della manifestazione) si decide che bisogna urgentemente rimediare, altrimenti diventa un casìno capirci qualcosa; così si cancellano (anche se sono ancora visibili sull’asfalto e nella foto) le vecchie strisce che indicavano la presenza dell’utilissima corsia dedicata ai mezzi pubblici, che nel frattempo son rimaste lì per più di un anno a sbiadire al sole in memoria di quella geniale idea
– il tapullo è fatto per metà, perché comunque rimangono ancora le strisce che indicano i parcheggi paralleli al senso di marcia (nella foto non si vedono, ma fidatevi)
– allora si stabilisce con una nuova regola che si deve parcheggiare a spina, e si piazzano dei cartelli temporanei per contraddire la regola precedente (segnaletica verticale batte orizzontale)
– alcuni si adeguano al nuovo corso, altri no, per motivi diversi: c’è chi proprio non si accorge della nuova regola e c’è chi invece non riesce ad assimilarla in tempo (d’altronde i cambiamenti epocali vanno sempre digeriti pian piano). Altri, invece, comprendono benissimo che la nuova regola è migliore e andrebbe applicata, ma hanno paura che qualcuno si inventi di far ricorso al TAR, magari perché vien fuori che i cartelli non sono regolamentari e non nemmeno stati approvati dalla CCC [Commissione Congiunta Cartelli, n.d.r.]; oppure perché l’Ufficio Parcheggi del Comune, in disaccordo con l’Ufficio Tapulli – sebbene supportato da un parere dell’UCAS [Ufficio Complicazioni Affari Semplici, n.d.r.] – sostiene che in quel posto non è mai stato autorizzato nessun tipo di parcheggio, e anzi, a spulciare bene le carte sembra proprio che lì non dovrebbe nemmeno esserci una strada.

Certo, tutto ciò è niente se lo paragoniamo alla vicenda degli ascensori che vengono chiusi alle 23:30, per una volta che funzionano 4 giorni di fila. Ma questa è un’altra storia, e probabilmente anche un’altra metafora.

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