Passando sul lungomare durante il raduno delle vele d’epoca, ho immortalato questa situazione (sì, lo ammetto, ogni tanto non so proprio cosa fare).
Con una sola inquadratura si riesce splendidamente a riassumere ed esemplificare quello che accade a Imperia in molte e differenti occasioni.
E cioè:
– il buon senso direbbe che le cose vanno fatte una certa maniera, ovvero parcheggiare a spina di pesce (o a “dente di sega”) per risparmiare spazio
– purtroppo in passato qualcuno ha voluto fare diversamente; più in generale, c’è sempre qualcuno tra “quelli che c’erano prima” a cui dare la colpa dei casini attuali
– a un certo punto (per l’esattezza un paio di giorni prima della manifestazione) si decide che bisogna urgentemente rimediare, altrimenti diventa un casìno capirci qualcosa; così si cancellano (anche se sono ancora visibili sull’asfalto e nella foto) le vecchie strisce che indicavano la presenza dell’utilissima corsia dedicata ai mezzi pubblici, che nel frattempo son rimaste lì per più di un anno a sbiadire al sole in memoria di quella geniale idea
– il tapullo è fatto per metà, perché comunque rimangono ancora le strisce che indicano i parcheggi paralleli al senso di marcia (nella foto non si vedono, ma fidatevi)
– allora si stabilisce con una nuova regola che si deve parcheggiare a spina, e si piazzano dei cartelli temporanei per contraddire la regola precedente (segnaletica verticale batte orizzontale)
– alcuni si adeguano al nuovo corso, altri no, per motivi diversi: c’è chi proprio non si accorge della nuova regola e c’è chi invece non riesce ad assimilarla in tempo (d’altronde i cambiamenti epocali vanno sempre digeriti pian piano). Altri, invece, comprendono benissimo che la nuova regola è migliore e andrebbe applicata, ma hanno paura che qualcuno si inventi di far ricorso al TAR, magari perché vien fuori che i cartelli non sono regolamentari e non nemmeno stati approvati dalla CCC [Commissione Congiunta Cartelli, n.d.r.]; oppure perché l’Ufficio Parcheggi del Comune, in disaccordo con l’Ufficio Tapulli – sebbene supportato da un parere dell’UCAS [Ufficio Complicazioni Affari Semplici, n.d.r.] – sostiene che in quel posto non è mai stato autorizzato nessun tipo di parcheggio, e anzi, a spulciare bene le carte sembra proprio che lì non dovrebbe nemmeno esserci una strada.
Certo, tutto ciò è niente se lo paragoniamo alla vicenda degli ascensori che vengono chiusi alle 23:30, per una volta che funzionano 4 giorni di fila. Ma questa è un’altra storia, e probabilmente anche un’altra metafora.
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