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Proviamo a ridirvelo con Ordine

Il nocciolo della questione Parasio non è tanto la scelta tra ascensori sì o no, belli o brutti, tra panchine con oppure senza schienale, zona pedonale anziché ZTL. Riguarda più in generale il metodo con cui si è arrivati a prendere certe decisioni: senza cercare un confronto, una condivisione. E più l’investimento è grande, più l’intervento è ampio e duraturo, e maggiore dovrebbe essere allargato il coinvolgimento.

Ieri l’Ordine degli Architetti ha diramato un comunicato sull’argomento, dato che più volte i progetti – e di conseguenza i progettisti – sono stati al centro della polemica. Quel che si legge è interessante; non perché venga espresso un parere specifico, cosa che l’Ordine stesso premette di non voler/poter fare, ma perché viene mossa una critiche decisa al metodo con cui sono state fatte le scelte progettuali:

Siamo tutti convinti che il continuo ricorso ad incarichi di tipo fiduciario e l’abolizione delle tariffe minime abbiano contribuito ad elevare la qualità dei progetti? […] le problematiche emerse in questi giorni hanno messo in luce la difficoltà delle Amministrazioni a dialogare con i cittadini e a condividere scelte importanti che incidono sulla funzionalità di spazi pubblici e sull’immagine di un borgo formatosi nel corso di centinaia di anni e che dovrebbero essere affrontate con la massima cautela.

Dicono “incarichi di tipo fiduciario” perché non c’è stata una selezione pubblica per individuare i progettisti che hanno ridisegnato il Parasio. Ricordo che un anno fa, dalle pagine di un quotidiano locale, qualcuno dal Comune sparò lì un ‘concorso di idee’ per giovani progettisti. Compito: ridisegnare Calata Cuneo. I progetti migliori sarebbero stati premiati (immagino con qualche lecca lecca e una pacca sulla spalla…) ma poi non se ne seppe più nulla. Invece per il Parasio, dove l’intenzione era reale e c’erano buone possibilità di partire coi lavori, gli architetti sono stati scelti basandosi su graduatorie esoteriche e sconosciute.

E’ necessario un nuovo sistema di gestione delle scelte, in cui le gare e i progetti non siano una fastidiosa imposizione normativa, ma il modo migliore per assicurare consenso e qualità degli spazi pubblici. Il nostro Ordine Provinciale insieme al Consiglio Nazionale ha aderito alla proposta di legge di iniziativa popolare promossa da ‘Il Sole 24 Ore’ che si pone l’ambizioso obiettivo di creare un mercato della progettazione in cui si faccia ricorso a semplici procedure di gara, sia per progetti che per incarichi di consulenza e convenzioni, ponendo al centro il progetto e non solo il prezzo della prestazione ed il curriculum dei professionisti. Le amministrazioni dovrebbero scegliere il progetto e renderlo pubblico, puntando sul confronto delle idee, anche per piazze e piccoli interventi pubblici. Mettere al centro il progetto significa eliminare sbarramenti di fatturato e di organico, dando più spazio alle idee. Il vincitore, in caso di necessità, dovrà comunque potersi associare a strutture meglio organizzate, mantenendo il ruolo di capoprogetto”.

Se tutto questo l’avessi detto io, mi sarei beccato del giovanilista rivoluzionario/visionario. E invece è proprio l’Ordine degli Architetti della nostra Provincia a dire chiaro e tondo che non è detto che le idee migliori vengano fuori per forza da chi ha il curriculum più lungo o i clienti più grossi.

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