il blog di Giorgio Montanari

candidato consigliere comunale a Imperia per Guido Abbo Sindaco

Se ne faccia una ragione

Ha scritto Alessandro Lanteri su DemIM:

Al primo cittadino imperiese non è andato giù il fatto che varie associazioni e movimenti giovanili abbiano organizzato una manifestazione goliardica contro le mafie. Da SanremoNews il sindaco accusa il Collettivo Abusivissima di voler usare l’umorismo, la creatività, l’ironia e la libertà d’espressione contro le mafie.

Ci dichiariamo colpevoli. Stiamo, nel nostro piccolo, seguendo la strada di un grande giovane buontempone, Peppino Impastato .

Il messaggio del Sindaco è chiaro: dell’argomento non si può scherzare, ma se ne deve parlare seriamente. Noi non siamo nelle condizioni di occuparcene seriamente, quindi non ce ne dobbiamo occupare. E in ogni caso, dato che stiamo all’opposizione, dobbiamo stare zitti e a cuccia.

Sostiene inoltre che le infiltrazioni mafiose nel Ponente sono solo “presunte”. Certo, signor Sindaco. Alle nostre latitudini, le autocombustioni di negozi, bar, auto, mezzi di lavoro sono quindi un fenomeno meteorologico. Per piacere, riprendiamo i contatti con la realltà: seguendo la stessa logica, il bilancio della Città che amministra lo riporterà dentro al Patto di Stabilità mediante una letterina a Babbo Natale…

In realtà, sono almeno cinquant’anni che le organizzazioni criminali di stampo mafioso sono presenti nella nostra Riviera, ed è una realtà accertata e accettata da tutti. Se ne faccia una ragione, quindi.

E il Sindaco stia sicuro anche di un’altra cosa: non smetteremo di parlare della mafia per paura della “cattiva pubblicità”.

Come ogni anno qualcuno a Imperia vuole celebrare un avvenimento, dare una risonanza mediatica, non importa se positiva o negativa per la città.

Proprio così: non importa “se positiva o negativa”, non è il primo dei problemi. Se l’argomento mafia tiene banco nella nostra città è colpa di chi ha permesso alla criminalità organizzata di proliferare sul nostro territorio come un fungo infestante, e non certo di chi decide di parlarne per far sapere come stanno le cose.

Se qualcuno pensa di organizzare un dibattito con la presunzione di ergersi già ad arbitro o giudice, la partita sarà persa in partenza perché banalmente condizionata, seppure con una giustificazione goliardica.

Non siamo né arbitri né giudici, ci basta essere persone pulite che con la mafia non vogliono avere nulla a che fare.

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