il blog di Giorgio Montanari

candidato consigliere comunale a Imperia per Guido Abbo Sindaco

Esposti (in)fondati

Breve riassunto delle puntate precedenti: i colleghi di partito e di consiglio Verda e Zagarella fecero un esposto basato sul “sospetto” che il capannone dei cantieri navali costruito sul porto costituisse un abuso edilizio. Iniziarono le indagini, ci furono quattro indagati, finché nell’aprile di quest’anno il PM dopo aver incaricato un perito di fare i dovuti accertamenti chiese l’archiviazione.

Il PdL non perse l’occasione per tacciare l’opposizione di ostruzionismo e cocciutaggine, benché paradossalmente anche altri soggetti si erano già mossi nella nostra stessa direzione confermando di fatto l’irregolarità della costruzione: la Capitaneria che rilevò il fatto, l’Arch. Morasso (allora progettista, da poco dimissionario) che addirittura presentò istanza per sanare la questione, e infine il Comune che sanzionò la società (di cui, ricordiamo, è socio).

La vicenda fu poi lo spunto per Abusivissima 2009, bollata solo pochi giorni fa dal Sindaco come “autocelebrazione di una certa parte politica”.

E proprio nel giorno di Mafiosissima 2010, cioè sabato scorso, su Repubblica è stato pubblicato un illuminante articolo di Marco Preve, che deve aver letto la perizia dell’Arch. Colciago (incaricato dal PM) e ne cita i passaggi fondamentali [i grassetti sono miei]:

Lo snodo della sua consulenza è contenuto in un passaggio fondamentale, quando affronta l’ aumento di volume del capannone (52.509 metri cubi invece dei previsti 40.928): «….per la configurazione del reato di abuso edilizio, è irrilevante che la costruzione sia stata completata in ogni sua parte essendo sufficiente il solo inizio delle opere e delle relative attività prodromiche». L’ attività d’ indagine della Capitaneria aveva dimostrato, carte alla mano, che la costruzione del capannone era iniziata già con il progetto che conteneva quell’ aumento di volumetria, per il quale era stata chiesta l’ autorizzazione all’ interno della maxi variante del porto. Variante che all’ epoca non era ancora stata discussa. Il consulente della procura sottolinea poi che: «L’ illecito ambientale compiuto coi Cantieri Navali non può ottenere la compatibilità paesaggistica “postuma”» e respinge la tesi difensiva secondo cui «se fosse stata richiesta l’ autorizzazione della soprintendenza, questa l’ avrebbe concessa ugualmente approvando il progetto nella sua interezza senza modifiche». E questo perché, spiega l’ architetto Colciago, «la volumetria dell’ opera così progettata sfora il limite massimo previsto dal Piano regolatore portuale (43.500 metri cubi)», e prova ne sia, è l’ affondo del perito, che proprio per questa ragione è stata chiesta una «deroga al ministero dell’ Ambiente». E ancora: «Il “danno ambientale” viene considerato come violazione anche in assenza riconosciuta di un pregiudizio al paesaggio e nonostante il parere favorevole dell’ autorità preposta alla tutela del vincolo paesistico». L’ architetto scelto dalla procura contesta anche la strada preferenziale imboccata dalla Porto di Imperia spa per chiedere la compatibilità paesaggistica. Infatti, scegliendo un articolo di legge rispetto ad un altro: «In caso di opera abusiva, ma conforme, compiuta su beni paesistici …. la sanzione sarà di tipo pecuniario» mentre secondo l’ architetto «nel caso in specie… in cui l’ opera determina aumento di volume o superficie utile e impiego di materiali in difformità la domanda doveva essere presentata in base…. e la sanzione relativa è quella penale». Il paragrafo finale elenca in sintesi le violazioni: «L’ opera risulta non conforme per le seguenti difformità: aumento di volumetria; modifica della sagoma, diversità dei materiali»

In pratica sembra che la richiesta di archiviazione non abbia tenuto troppo in considerazione il risultato della perizia, che dice chiaramente che l’abuso c’è stato, eccome.

Fin qui nulla di strano, poiché non è la prima volta che un sostituto procuratore prenda le distanze dal suo perito. Più curioso, invece, il fatto che a Imperia, a livello mediatico, sia a lungo circolata la voce che la decisione della procura si basasse proprio sui risultati della consulenza tecnica.

Quindi dovranno esserci stati altri motivi che hanno indotto il PM Marrali a chiedere l’archiviazione. Non so quale sia il termine entro il quale il GIP dovrà pronunciarsi in merito, quindi per ora non resta che aspettare. Certo è che Verda e Zagarella, che sono due tecnici, ci avevano visto giusto e le irregolarità non se l’erano affatto sognate.

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