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Carte elettroniche per gli studenti? Un inutile spreco

Pubblico un articolo che ha scritto Ilyes, studente del Liceo Vieusseux, a proposito delle carte elettroniche contemplate nella riforma scolastica. E ci si accorge che della Gelmini, dei tagli, e di tutto ciò che ha infiammato in autunno la politica nazionale e il movimento studentesco, non si sente quasi più parlare.

Il processo di modernizzazione della scuola sta procedendo a ritmo sostenuto, almeno questo è quanto giornali cartacei e televisivi hanno intenzione di farci credere, con articoli e servizi dedicati alle innovazioni del ministro Gelmini.
Basta accendere la televisione, su un qualsiasi canale, per potere vedere un servizio riguardante la recente idea dell’inserimento delle carte elettroniche per segnalare le assenze ed i ritardi presso gli istituti medi superiori.
Questa è realmente modernizzazione? Piuttosto un altro inutile spreco di soldi, in un momento nero dell’istruzione italiana, sia dal punto di vista qualitativo che economico.
L’economia scolastica ha subito una decisa penalizzazione con il decreto Gelmini, vedendosi ridurre nettamente le entrate. Il ministro nonostante la situazione finanziaria, ha preso la brillante decisione di portare avanti il progetto di trasformazione della scuola implementando nuovi sistemi elettronici.
L’utilità dovrebbe essere alla base di ogni progetto riguardante una tema così delicato ed importante come la scuola, ma purtroppo l’interesse e la convenienza stanno sempre più rapidamente prendendo il sopravvento, come dimostrato dal recente decreto. Infatti, l’inserimento delle carte elettroniche nelle scuole, e il relativo impianto, comporta per le scuole un’ulteriore spesa non indifferente.
L’utilità di questo sistema non è semplice da trovare: esso fa in modo che si registri elettronicamente l’orario di entrata dello studente o l’eventuale assenza, funzione già assolta fino ad oggi dal registro di classe e che comunque non verrà mandato in pensione ma continuerà a registrare le stesse come da sempre.
Un altro ingegnoso metodo per incrementare il PIL? O per soddisfare la richiesta di spendere avanzata dal primo ministro? Dal punto di vista economico è un aggravio di spesa, in particolare se verrà estesa a tutte le scuole italiane, nonostante i dirigenti scolastici si siano fortemente lamentati per la mancanza di fondi, necessari per l’istituzione degli obbligatori corsi di recupero; per i quali il ministero ha deciso un taglio di 40 milioni di euro sui fondi destinati e ha consigliato alle scuole di utilizzare quel che rimane nelle singole casse.
Dal punto di vista personale, tutto ciò contribuisce ulteriormente al progressivo declino del rapporto studente-insegnante, in cui quest’ultimo avrà sempre meno il dovere di curarsi del singolo studente, trattando i ragazzi come semplici numeri o lettere su una tabella.
Questa deresponsabilizzazione della scuola non può che nuocere allo studente, il quale si ritroverà senza le debite attenzioni, che meriterebbe frequentando un istituto di un paese sviluppato.
D’altro lato la famiglia si troverà a gestire la scolarità dei suoi ragazzi in maniera “contabile” e quindi avulsa dalla condizione reale del giovane che verrebbe a subire una pressione senza poter spiegare le ragioni del disagio di cui le assenze sono solo il segnale evidente.
Come risultato finale i ragazzi saranno le più dirette vittime di questa “innovazione”.

Speriamo che dopo il riflusso torni l’alta marea.

Ilyes Piccardo

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