Nella composizione delle liste per le comunali del 2009 riuscimmo a far applicare al PD le norme statutarie sul limite dei mandati: chi ne aveva già fatti tre (per esempio Antonio De Bonis) non poté ripresentarsi; chi ne aveva già fatti due (per esempio Sergio Barbagallo) richiese e ottenne all’unanimità dalla Segreteria la deroga per il terzo.
Ieri c’è stata una conferenza stampa di Sinistra Ecologia e Libertà, incentrata soprattutto sulle prossime elezioni. Leggo che si è parlato della candidatura a Sindaco di Vittorio Coletti, nome su cui il Partito di Vendola chiede una convergenza al PD. E poi:
Riguardo il limite imposto da statuto all’interno del PD, ossia di non ricandidarsi dopo 3 mandati, SEL sottolinea che questa turnazione forzata non rappresenta necessariamente un rinnovamento.
Io credo che sia falso: è un dato di fatto che la “turnazione forzata” per definizione lascia spazio ai nuovi (chiamasi rinnovamento, appunto). E se è “forzata” è solo perché non capita mai che un politico decida di sua sponte, a un certo punto della carriera, di farsi da parte per rimanere, eventualmente, a lavorare per la squadra “dietro le quinte”. Anzi, ad essere precisi càpita, ma solo quando ci sono già concrete possibilità di andarsi a sedere su un’altra poltrona e continuare la carriera. Questo vale per tutti i Partiti, sia chiaro, ma è proprio per questo che il PD ha inserito la forzatura della turnazione nello Statuto, assieme ad altre norme – purtroppo molto meno rispettate – come il limite di legislature per i Parlamentari.
Che turnazione equivalga a rinnovamento, se vogliamo è ancor più vero nel caso specifico di SEL, che fin’ora ha avuto in Consiglio Comunale un unico esponente: Carla Nattero; anch’ella, se SEL facesse come il PD, non potrebbe più ricandidarsi. E comunque vada avrebbero una solida certezza ancor prima dell’apertura delle urne: un Gruppo Consiliare rinnovato al 100%.
Ma magari il discorso è stato più articolato di così come viene riportato, e la sintesi giornalistica potrebbe aver tralasciato sfumature importanti. Per ipotesi, se il concetto fosse “turnazione e rinnovamento non vogliono dire necessariamente miglioramento” allora questa affermazione sarebbe, per quanto sempre legittimamente opinabile se calata nel contesto, almeno logicamente corretta. A maggior ragione trattandosi di Carla Nattero, che ha esperienza da vendere e capacità politiche indiscutibili legate a una memoria storica di cui mi piacerebbe impadronirmi anche solo per metà.
Detto questo, mi piacerebbe che il PD cercasse con quelli che saranno i futuri alleati una convergenza metodologica, ancor prima che nel merito (ovvero su programmi e nomi), a cominciare proprio dalla messa in pratica di un rinnovamento che volenti o nolenti passa anche dalla turnazione. In questo modo si farebbe semplicemente portavoce di una richiesta che sta arrivando dagli elettori; mi pare che ce lo stiano chiedendo a gran voce, io non li ignorerei.
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