il blog di Giorgio Montanari

candidato consigliere comunale a Imperia per Guido Abbo Sindaco

Consiglio Comunale del 5 e 6 dicembre 2011

(continua quest’ordine del giorno)

3) La pratica, votata all’unanimità, riprende un progetto dell’Unicef denominato “Sindaco ideale difensore dei bambini”. E’ un’iniziativa già attiva in molti Comuni che, almeno sulla carta, tende a rafforzare i diritti dell’infanzia e a farli garantire dalla figura del Sindaco. Sulla pratica niente da eccepire. Io sono intervenuto in particolare su un punto, toccato anche da altri: il diritto di cittadinanza. Perché succede che ogni anno a Imperia nascono in media 70/80 bambini da genitori entrambi stranieri (fonte Istat). Questi bambini cresceranno a Imperia, andranno a scuola a Imperia, e verranno anche chiamati a eleggere il “Sindaco dei ragazzi”, lodevole iniziativa che favorisce un primo contatto con le Istituzioni. Ma per assurdo appena avranno 18 anni non potranno votare il loro Sindaco (quello dei grandi) perché non saranno ancora considerati Italiani a tutti gli effetti.

Ovviamente il Comune non ha colpe in tutto ciò, e nulla può fare. Ma è auspicabile che prima o poi (speriamo prima) la questione dello ius soli venga affrontata dal legislatore.

4) Anche il “Protocollo per lo sviluppo della legalità e la trasparenza degli appalti pubblici”, redatto dalla Prefettura sullo stimolo iniziale di Confindustria, è stato approvato all’unanimità. Il clima in aula si è fatto teso in alcuni momenti, in particolare durante l’intervento del buon Pastorelli (PdL) che ha esordito con qualcosa tipo “una buona parte della Magistratura è imperniata con la Mafia”. La frase, anche se forse non proprio perfetta dal punto di vista sintattico, fa capire lo stesso il senso: la Magistratura è corrotta. Poi va ancora più in là, dicendo che dopo aver letto Gomorra si è chiesto come mai si critichi solo la politica e mai la magistratura (???) che “sta lì a far nulla” (non so se il virgolettato è preciso, ma il significato era questo). Poi qualche scambio di “avete più mafiosi voi nel vostro partito”, “no ce l’avete voi”, “grazie al governo Berluscono abbiamo catturato tonnellate di latitanti”, “semmai  nonostante il Governo Berlusconi le forze dell’ordine hanno preso molti latitanti”, e via dicendo.

5) E’ arrivato finalmente il mensa-day. In aula un buon numero di persone (a occhio, un mix fra genitori e lavoratori). La discussione è stata sostanzialmente tranquilla e ricca di contenuti, anche e soprattutto perché siamo entrati in possesso di alcuni dati che ben fotografano le condizioni economiche su cui ruotano i servizi gestiti dalla Seris. Principalmente il dato che ci ha sorpresi di più è che le mense sono più che ripagate dai buoni pagati dalle famiglie. Noi pensavamo che, com’è lecito che avvenga in casi di questo tipo, il servizio fosse “in perdita”; e cioè che gli stanziamenti del Comune alla Seris coprissero la differenza tra il costo del servizio (gestione, lavoratori, derrate) e quanto viene pagato dagli utenti (buoni pasto). E invece no, il servizio si paga da solo già con i buoni, e ne avanza ancora qualcosa. Quindi è una balla che la decisione di esternalizzare abbia fondamenta economiche. Altro dato interessante è che a conti fatti ogni pasto costa circa 1 Euro, e nemmeno Vissani potrebbe cucinare chissacché con questo budget; di conseguenza se ci sono problemi di qualità dei pasti è altamente probabile che la colpa principalmente delle materie prime e non di chi le cucina.

Nel mio intervento ho detto queste cose:
– che se siamo venuti a parlarne in consiglio comunale, per quanto ora la maggioranza si dica “contenta” di discuterne “qui nella sede preposta” è solo perché noi, il PD e le altre forze di opposizione, hanno richiesto una seduta ad-hoc alla quale non si potevano sottrarre
– il servizio mensa non è come gli altri; il cons. Lanteri, parlando al posto del capogruppo PdL, ha detto che non occorre fare per forza la dicotomia privato=male e pubblico=bene e che non bisogna essere “aprioristicamente” contro le privatizzazione. Giusto. Infatti noi non lo siamo. Ci sono casi in cui la privatizzazione ha più che senso, ma qui si parla di un servizio per i bambini che ha importanti finalità educative e sociali, dove la qualità deve necessariamente essere alta e il controllo massimo
– il motivo per cui siamo contro la privatizzazione è questo: il bando può essere “blindato” quanto vogliamo, ma se si vuole avere il controllo su un servizio lo si può ottenere più facilmente se si controlla chi quel servizio lo eroga
– il privato deve cercare il profitto, per mestiere. E dunque delle due l’una: privatizzando, o calerà il servizio o aumenteranno i costi.
– siccome giusto ieri abbiamo insignito il Sindaco del ruolo di “difensore ideale dei bambini”, ora Strescino si trova nella condizione di mettere subito in atto i buoni propositi e garantire ai bambini imperiesi di continuare ad avere una mensa pubblica – e possibilmente di qualità.

Alla fine della fiera la situazione è questa: l’Amministrazione in via ufficiale (per la precisione in una delibera di inizio dicembre) dice che “non possiamo escludere che attualmente ci sia la necessità di valutare una privatizzazione”. Secondo il PdL “la strada è segnata, ed è quella della privatizzazione”, e per la Lega invece è un bi-ba-bo né di qua né di la (e come al solito votano a ruota del PdL).

Un po’ tutti, compreso il Sindaco nel suo intervento, han detto che la scelta è obbligata. Che è la normativa, che ci obbliga. E che soprattutto noi non abbiamo offerto valide alternative. Ha anche fatto un velato riferimento al mio blog (e quindi sono ben lieto di aggiungerlo al computo dei miei quattro affezionati lettori). Ha detto che si aspettava che calassimo qualche asso dalla manica. Ma hai travisato le mie parole, Sindaco, oppure non mi sono espresso bene. Dunque riformulo: io dicevo che ciascuno “avrebbe svelato le proprie carte” intendendo che finalmente si sarebbe dovuti tutti uscire allo scoperto, come in effetti poi è successo. E ad ogni modo, noi le proposte le abbiamo messe sul tavolo piuttosto chiaramente, ma non sono state recepite.

(Aggiornamento post-pubblicazione: solo ora mi sono accorto di questo articolo di Sanremonews che parla di “asso nella manica” della minoranza – e non ho idea a che si riferisca. Quindi è quella la fonte citata dal Sindaco, e non certo il mio blog. Ok, mi tocca ridimensionare nuovamente la stima della mia audience… me ne farò una ragione.)

Una via, ad esempio, è stata indicata più volte, con toni e stili diversi e con ogni tipo di linguaggio (beh in effetti non siamo arrivati a fare uno schemino a blocchi per spiegarlo, ma sarebbe stato eccessivo; non c’è peggior sordo…): far acquistare direttamente dal Comune le derrate (quindi totale controllo sulla qualità e sulla provenienza) scendendo sotto la soglia dei 900 mila euro di valore del servizio (e la legge prevede che sotto questa soglia non sia obbligatoria la privatizzazione). Tanto che l’Assessore Ranise ha detto chiaramente che questa opzione sarebbe stata da approfondire (ma visto com’è andata poi la votazione… figuriamoci).

E poi c’è l’ipotesi di una “azienda unica” che rispetti i paletti legislativi. Oppure ancora la re-comunalizzazione dei servizi o parte di essi (anche se questa sarebbe la più difficile).

Ma soprattutto, come ha detto Fossati più volte, l’importante è che ci sia la volontà politica di tentare fino alla fine la strada del mantenimento pubblico. Se ci si tira indietro e si lascia scegliere ai tecnici comunali, usando come alibi il loro parere, beh è scontato che loro preferiranno per forza di cose – e comprensibilmente – la strada più prudente e “liscia”. Ma se, viceversa, si vogliono cercare con più determinazione altre soluzioni, allora basta rivolgersi alle persone giuste dando indicazioni differenti. Si prende un consulente di fiducia, e gli si chiede: posto che noi vorremmo mantenere il servizio pubblico, quale strada tecnica possiamo intraprendere per arrivare a questo scopo? E una soluzione stai tranquillo che si trova, si trova.

Al limite dell’inverosimile la domanda retorica che hanno posto alcuni dei difensori della privatizzazione: “ma perché mai pubblico è migliore di privato?”. Gli dev’essere sfuggito di essere Consiglieri Comunali in un ente pubblico che si chiama Comune di Imperia. Forse pensano di essere consiglieri di amministrazione del comune-di-imperia Spa. Vaglielo a spiegare.

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