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Grillo candidato alla guida del PD

La discesa in campo di Beppe Grillo apparentemente trasforma in una farsa molto italiana l’elezione del segretario del PD. Ma e’ invece molto peggio: è una incrinatura del panorama inattesa ed è almeno due cose in una. E’ un gesto di spregio forte (che oltretutto usa strumentalmente gli stessi meccanismi interni di apertura democratica) nei confronti di un partito che ha una storia e delle idee lontanissime da quelle di Grillo stesso. Ed è un gesto anche politicamente ambiguo in uno scenario dove la vicinanza ideologica e commerciale di Grillo all’IDV di Antonio di Pietro sono note e palesi da anni. Una invasione di campo rumorosa, capace di ottenere gli stessi ammirevoli risultati che la discesa in politica di Grillo ha ottenuto in questi mesi: folcloristico can can, populismo a badilate e un concreto, evidentissimo danno ai tentativi esilissimi di rendere questo paese minimamente migliore di quanto non sia sotto Berlusconi.

[via Mantellini]

Funziona così. Quando lui è contro, tutti contro. Quando lui dice fanno schifo, tutti a dire fanno schifo. Quando lui vanifica qualunque dichiarazione e qualunque contesto con il vezzo della sua retorichina indignata, tutti godono della retorichina indignata e ignorano il fatto che nessuno lo ascolti più. Quando lui mobilita la piazza per un risultato, e fallisce clamorosamente per ignoranza dei regolamenti o incapacità o cattiva fede (non si è ancora capito), tutti si dicono soddisfatti, visto che credono che sia tutta colpa dei cattivi.

Così Beppe Grillo va avanti da anni, e credo ce continuerà ancora per un bel po’. Anzi, più porte in faccia prende, più i suoi sono felici di sentirsi esclusi, ché sarebbe troppo banale avere un’opinione da condividere con, che ne so?, altre tre persone non ascritte alla categoria BG.

E allora ho idea che tra pochi giorni sarà già arrivato il momento di dire che il tesseramento è fascista, che sono un regime e devono andare via. Ci saranno giochi di parole su Bersani; si contesterà la struttura profonda del partito, i suoi regolamenti e le sue tessere; Grillo si dirà ancora più schifato e dirà che si deve ripartire dai comuni. Dai suoi comuni. Dal paese pulito. Potrà dire di averci provato, ma di essere stato cacciato; potrà dire che non c’è niente da fare, che vanno rasi al suolo. Non avrà fatto niente dentro al PD, niente di niente, nemmeno una riunione o un incontro o un dibattito. Solo dichiarazioni, battutine e lanci d’agenzia. Come il più democristiano dei sottosegretari.

[via Matteo Bordone]

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2 commenti

  1. ma che post sono? Forse ti senti attacato alla poltrona?

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