il blog di Giorgio Montanari

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Monsieur le Directeur

Sarà che a volte mi piace fare il bastian contrario, ma sulla vicenda di Annarita voglio tirarmi fuori dal coro.

Beninteso, quello che è successo NON DOVEVA CAPITARE e NON DOVRA’ CAPITARE MAI PIU’.

Però nemmeno apprezzo il fatto che quest’onda emotiva collettiva stia provocando, specie su internet, un fiume in piena di buonismo che focia spesso in insulti ed improperi vari contro Monsieur Le Directeur, come l’avevo chiamato io nel riportare la notizia sul blog. Un fiume chiamato politically correct.

Questo giustizialismo (lo so, orrido neologismo) in questo caso non mi appartiene.

Ci manca poco che qualcuno chieda la sua testa, ma non nel senso di licenziamento: in quello letterale. Il tutto senza accorgersi che è proprio su questa strada che la popolosa folla di intellettuali, opinionisti e commentatori si trasforma in branco, assetato di forca.

E non sto dicendo che sia illecito esprimere la propria opinione ed indignarsi, ma è la gara a “chi lo riesce a fare con i paroloni più grossi e pomposi” che mi pare eccessiva. Ed anche troppo facile.

Ma per fortuna l’esempio migliore ce lo ha dato proprio Annarita, sempre che qualcuno – tra le urla dei benpensanti in brodo di giuggiole – se ne sia accorto. Annarita, Monsieur Le Directeur avrebbe potuto denunciarlo, in un attimo e con la certezza di aver ragione; avrebbe potuto farlo linciare, licenziare; se solo avesse voluto poteva rovinarlo, e – volendo – farsi anche pagare un congruo risarcimento in quattrini per danni morali. Con un po’ di malizia e sfruttando la sua condizione avrebbe potuto frignare per ore davanti alle telecamere fino a vedere quell’uomo strisciare ai suoi piedi come un verme.

E invece no: niente di tutto questo. Sono i media, che hanno colto la quantomai ghiotta occasione. I media e noi, ovviamente. Lei si sarebbe accontentata di molto meno, e l’ha detto da subito.

Perché?

Perché lei ha per forza di cose una visione più ampia del problema; non sta davanti ad una tastiera, come noi, dove è semplice essere moralisti; non è un politico, che può sfruttare l’occasione per farsi vedere attento al problema; perché a lei interessa sul serio che quell’uomo cambi, e che non commetta più lo stesso errore. Lui e tutti quelli come lui.

E soprattutto perché probabilmente ogni giorno della sua vita lei si troverà innanzi a elevatori non funzionanti, a marciapiedi stretti e rovinati, ad auto parcheggiate senza permesso nei posti riservati. E, dulcis in fundo, alla nostra indifferenza.

Il nostro contributo a questa giusta causa lo possiamo esprimere al meglio nella vita di tutti i giorni; e non divertendoci a sparare con un cannone contro una mosca che oramai è già in mille pezzi.

Prendiamo la vicenda come spunto per migliorare LA NOSTRA, di condotta di vita. E non come pretesto per giudicare quella di un qualsiasi Monsieur Le Directeur.

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