Il 26 e il 27 maggio si vota, et nuntio vobis la mia (ri)candidatura. L’esperienza di 3 anni di Consiglio Comunale è stata faticosa ma istruttiva e appagante quel che basta per volerla ripetere. Magari per un bel mandato completo di 5 anni. Magari dai banchi della maggioranza, a voler proprio esagerare.
Per Imperia è un’opportunità storica, e lo sappiamo che si dice così ogni volta. Ma a questo giro il momento è più storico che mai, perché abbiamo oggettivamente a che fare con condizioni nuove che rendono il risultato incerto come non lo era da molti anni. La città è in ginocchio tra servizi scadenti, irregolarità diffuse, qualità di vita ai minimi, economia depressa e grandi opere con giganteschi problemi. Ma non solo: dal punto di vista politico c’è una ex-maggioranza che si è sgretolata pezzo per pezzo, perdendo il Comune con la caduta della giunta e poi ogni rappresentanza parlamentare (con una percentuale che non si era mai vista). C’è l’incognita cinquestelle, che a Imperia tarda a manifestarsi ma che non va sottovalutata, nutrita com’è dal riverbero della popolarità del moVimento sulla scena nazionale. E c’è il PD, il maggior partito dell’altrettanto storica opposizione, che sceglie di percorrere una strada inedita, con tutti i pro e i contro del caso.
Sulla coalizione che si sta formando se ne sono già dette tante, e molte altre se ne diranno. Al di là degli ovvi commenti di parte che arrivano e arriveranno dagli avversari, ci sono elettori del PD comprensibilmente scettici a cui la scelta dev’essere spiegata, senza giri di parole né reticenze. Ed è proprio questa la sfida più impegnativa che ci aspetta in questi due mesi scarsi di campagna elettorale: va detto chiaro e tondo che ci proponiamo come forza politica che vuole amministrare la città entrando nella stanza dei bottoni e lasciando fuori gli ideologismi, e che i tempi delle battaglie ‘di retroguardia’ sono finiti. E anche che non c’è nessun torbido inciucio, e nessun losco accordo di potere. Anzi, sulla notizia che Giuseppe Zagarella in caso di vittoria sarà il vicesindaco di Capacci è quanto mai opportuno non nicchiare, per non dare adito a sospetti di ‘spartizioni’ segrete e poco chiare: al contrario, che il futuro vicesindaco sia del PD è una garanzia alla luce del sole, perché sancisce che se vinceremo non staremo a guardare, e che il nostro partito porterà attivamente e incisivamente nella futura auspicabile giunta il proprio know-how, le proprie idee, la propria esperienza e le proprie competenze. E scusate la presunzione, ma non è mica poco.
Abbiamo l’occasione di dimostrare finalmente agli Imperiesi che un’altra gestione della città è possibile, e che questi lunghi anni di egemonia azzurra possono diventare un brutto ricordo che un giorno racconteremo ai nostri nipoti come un inizio di millennio buio e lontano dopo il quale la città, esasperata, ha saputo scegliere la via della riabilitazione e della dignità. Il candidato Sindaco Carlo Capacci si è presentato con un progetto credibile e serio a cui mi sarebbe piaciuto avessero aderito, oltre a noi, anche altre componenti della ‘storica’ opposizione, che ora invece rischiano di lasciarsi sfuggire un’occasione più unica che rara di migliorare Imperia per davvero.
Io ci sono, voglio esserci, e mi rimetto in gioco perché sono convinto che il messaggio sarà capito (e che noi saremo stati abili a spiegarlo). La passione e la dedizione che il vostro affezionato ci ha messo fin qui non è riassumibile in qualche riga di retorica elettorale, perciò rimando a questa pagina per un resoconto del mio mandato, mentre qui ci sono tutte le consigliocronache dei tre anni passati in Consiglio Comunale.
Non vi prometto posti di lavoro o asfalti luccicanti davanti a casa, né caviale nelle mense scolastiche dei vostri pargoli. L’impegno che posso e che voglio prendermi è quello di fare del mio meglio senza condizionamenti o interessi, in maniera trasparente e informata a partire dal mio blog che continuerà a essere il punto di raccolta – e di racconto – della mia attività politica.
Scegli tu, scegli me.
(ps: il logo con la spunta colorata non è farina del mio sacco, l’idea viene da qui)
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