il blog di Giorgio Montanari

candidato consigliere comunale a Imperia per Guido Abbo Sindaco

Forse non tutti sanno che…

Torta

Ci sono alcuni aspetti legati al/i porto/i di Imperia che non sono ben conosciuti al “grande pubblico” e visto che nei prossimi giorni ci saranno importanti avvenimenti a riguardo mi sembra questo il momento giusto per parlarne.

Cominciamo dal bacino di Porto Maurizio. Com’è noto, l’area è stata data in concessione alla Porto di Imperia Spa, società di cui (ma ancora per poco) il Comune detiene un terzo delle quote. Ci sono altri due soci, a loro volta con il 33% ciascuno: il primo è la Imperia Sviluppo srl, al cui interno trovano posto vari imprenditori della nostra Provincia. Questi sembrano per ora gli unici ad aver fatto un sicuro buon investimento. A fronte di una “spesa” iniziale inferiore al milione di euro, ora si trovano in mano azioni per un ammontare di oltre 25 milioni. Almeno, questo è il valore “teorico” calcolato per le quote di proprietà del Comune di Imperia, e sarà il prezzo “base d’asta” con cui tra poco verranno messe in vendita. La valutazione è stata fatta da un consulente esterno, dott. Federico Fontana di Novi Ligure, incaricato ad-hoc dalla Giunta di vagliare tutte le partecipazioni e farne un quadro completo.

Secondo la relazione “Il Comune di Imperia detiene un articolato bouquet di partecipazioni societarie che, nel tempo, sono state attivate per rispondere ad una pluralità di esigenze di varia natura. In particolare, le società considerate comprendono:

  • AAGC (Autostrada Albenga Garessio Ceva) s.p.a.
  • ADF (Autostrada dei Fiori) s.p.a.
  • AMAT s.p.a.
  • AVA (Aeroporto di Villanova di Albenga) s.p.a.
  • Balneare Turistica Imperiese s.p.a.
  • ECO Imperia s.p.a.
  • FILSE (Finanziaria Ligure per lo Sviluppo Economico) s.p.a.
  • Imperia Servizi s.p.a.
  • Porto d’Imperia s.p.a.
  • RT (Riviera Trasporti) s.p.a.
  • SERIS (Servizi Educativi, Ristorazione, Infanzia, Sport) s.r.l.
  • SPUI (Società per la Promozione dell’Università nell’Imperiese) s.p.a.

Il terzo socio della Porto di Imperia è la Acquamare di Francesco Bellavista Caltagirone, l’imprenditore “esterno”. Nonostante disponga anche lui del 33%, in realtà la sua posizione è nettamente prevalemte. Come mai? Perché – com’è di dominio pubblico – intrattiene rapporti personali con Beatrice Cozzi Parodi, imprenditrice presente a sua volta nella compagine della Imperia Sviluppo? Non solo: la porto di Imperia Spa aveva la necessità di far eseguire i lavori ad un soggetto esterno che avesse competenze e capitali adatti a tirar su materialmente le opere a terra ed a mare. Allora si è rivolta sempre al gruppo Acqua Marcia, sempre di Caltagirone, già attiva nel settore dei porti (San Lorenzo al Mare, Siracusa, ed altri). Mancando alla Porto di Imperia Spa i soldi per poter pagare “cash” la è stato stipulato un accordo di “permuta”. L’Acquamare/Acqua Marcia costruirà il porto senza avere soldi in cambio, bensì una parte delle opere realizzate. Quanta parte? Il 70%. Quale parte? Non si sa. Ed è una cosa che fa la differenza. Un conto è avere il 70% degli ormeggi o delle attività commerciali, o delle unità residenziali, o ancora dell’area cantieristica.

In una seconda relazione, quella del dott. Ramone di Imperia, viene esaminata nello specifico la Porto di Imperia Spa. Dal rapporto si evince che le aree di competenza della Porto di Imperia spa sarebbero quelle meno “ghiotte”. C’è la discoteca (che comprensibilmente può interessare ben poco ad un grande imprenditore) ma non ci sarebbe traccia delle abitazioni, dell’area commerciale e dei posti barca più “remunerativi”. Il condizionale va usato perché un’aspetto molto curioso della vicenda è che il testo “ufficiale” dell’accordo non è disponibile. Cioè ad oggi non si sa con precisione in cosa consista questo 30% che non andrà al costruttore. Si tratta di un atto evidentemente privato, ma che interessa da una delle due parti il Comune in quanto socio. Se ci aggiungiamo che il Presidente della società è anche il Segretario del Comune, il fatto che il contenuto dell’accordo sia secretato è grave oltrechè grottesco.

Insomma, è un po’ come se il Comune nella società non ci fosse affatto. E non è tutto: siccome anche il reale prezzo a cui vengono venduti i posti barca sembra avvolto nel mistero (ed è determinante a livello di introiti) si dice che il consulente – per poter fare una stima veritiera dei futuri incassi – abbia dovuto fingersi un possibile acquirente per poter avere il listino, e si sia dunque rivolto alla Porto di Imperia Spa come un cliente. La questione non è di poco conto, anche perché sembra (il condizionale rimane d’obbligo) che altre stime, fatte all’epoca della prima diminuzione delle quote del Comune, fossero ben inferiori a quelle attuali.

Ricapitolando, una volta finito il porto (senza contare l’imminente dismissione delle proprie quote) il Comune si ritroverebbe con il 33% non di tutto il realizzato, ma del solo 30%. Traducendo: il 10% del totale. Viceversa Caltagirone, attraverso le sue due società, si ritroverà l’80% della torta: non solo la fetta più grande, ma anche la più saporita.

Prima ho scritto che Imperia Sviluppo ha fatto un sicuro buon investimento; allora perché non pensare la stessa cosa a proposito del Comune? In fondo, come abbiamo potuto leggere tramite le parole del capogruppo PdL Fossati, il Comune ci ha messo solo 800 mila euro, e in pochi anni si ritrova con 25 milioni. Ebbene è vero che l’investimento è stato quello, però quanto valutare tutta la parte del porto che già c’era e che sono “confluite”? E’ quantificabile? E l’Imperia Mare, società partecipata che lo gestiva e produceva utili, ora liquidata? E’ un calcolo difficile, se non impossibile. Ma anche se lo fosse, mi pare comunque evidente che il Comune non deve perseguire solo mere speculazioni immobiliari: non è il suo ruolo. La presenza dell’Ente pubblico deve servire per mantenere una qualche forma di controllo, per il bene della comunità e non per cercare profitti e ritirarsi quando conviene col malloppo ma senza più podestà su una parte – importantissima – della città.

A livello teorico tutto questo potrebbe essere “bilanciato” da un ipotetico futuro in cui il turismo secondo alcune ottimistiche previsioni si espanderà proprio grazie al porto. Questo dovrebbe essere il motivo che sta alla base del nuovo porto; ma è appunto “ipotetico” perché non è per nulla così scontato che il nuovo bacino, così concepito, possa favorire economicamente la città dal punto di vista occupazionale, turistico e commerciale.

E a proposito di turismo, si è anche corso il rischio di non fare più le vele d’epoca, l’evento di maggior richiamo che imperia possa vantare. Nonostante l’opposizione l’avesse fatto notare (e che anche in maggioranza qualcuno se ne fosse accorto seppur senza far nulla) se non fosse stato per la Regione la convenzione con la Porto di Imperia spa non prevederebbe l’utilizzo di Calata Cuneo per le manifestazioni; la banchina dove ogni due anni ormeggiano i velieri anziché per il transito sarebbe stata venduta a tocchi (i posti barca), con la possibilità di disagi e contenziosi che avrebbero interferito o bloccato la manifestazione.

Venendo invece al porto di Oneglia, proprio in questi giorni si ricomincia a parlarne. La Regione (naturalmente comunista e bolscevica) potrebbe ritirare a breve la concessione. Perché il porto è Regionale, e solamente affidato al Comune. Che a sua volta l’ha affidato a dei privati, che si sono spartiti i ricavi degli ormeggi da quando sono entrati in scena i mega-yacht ad oggi. Il perché e il per come la Regione procederà in questa maniera è un capitolo a parte dove compaiono anche i consiglieri regionali Tirreno Bianchi e Franco Bonello con le rispettive iniziative istituzionali.

L’Amministrazione intanto grida al complotto, dicendo che deve rimanere degli Imperiesi ciò che essi per secoli hanno costruito, facendo però ovviamente un distinguo con porto Maurizio, dove “la situazione è completamente diversa”.

In conclusione, questa sera il Consiglio Comunale delibererà la cessione delle proprie quote della Porto di Imperia spa. Ciò avverrà tramite un’asta. Il compratore si aggiudicherà subito il 13% delle azioni, mentre il restante 20% rimarrà oggetto di una cosiddetta opzione put: il Comune potrà in futuro decidere di vendere al prezzo pattuito e quel compratore – tenuto a garantire la disponibilità tramite fideiussione – dovrà obbligatatoriamente comprare.

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7 commenti

  1. dal sito portodiimperia.it
    La richiesta di servizi e soluzioni d’avanguardia in un porto turistico moderno, considerato il diverso approccio al grado di comfort ed accoglienza per la Clientela che da subito ha caratterizzato le scelte dell’amministratore delegato Carlo Conti, hanno portato la Società ‘Porto di Imperia S.p.A.’ dal febbraio 2008 a divenire il gestore unico dell’eliporto comunale in località San Lazzaro. L’approdo aeronautico quale giusta estensione tra mare, terra e quindi cielo é la giusta visione per offrire un servizio globale. La connessione diretta con il porto permetterà, in sinergia con i servizi di accoglienza specifici, di fruire dell’approdo in modo diretto. Il completamento della pista di atterraggio con quei servizi di terra, parte della visione globale, inoltre permetterà al comandante del velivolo di prenotare l’aterraggio in modo immediato e di controllare il traffico, qiundi l’affollamento dello spazio aereo di scalo direttamente dal portale informatizzato del Porto.

  2. Sì, gestione piena in regime di 45 BIS COD. DELLA NAVIGAZIONE (http://www.demaniomarittimo.com/normativa_file/cod_navigazione/cod.nav.htm), gestione che gli ha dato il concessionario (cioè il Comune).
    L’eliporto, comunque, dovrebbe essere pubblico.

  3. Giorgio,
    tu che sei consigliere neoeletto, potresti dirmi che fine hanno fatto i silos delle ditte DOCSA e SALSO che dal porto di P. Maurizio dovevano essere trasferiti in quello di Oneglia? Per un bel po’ di tempo i giornali non avevano parlato di altro, poi anche questa faccenda è sprofondata nel dimenticatoio ed anzi dal porto di Oneglia sono stati “sradicati” i silos oleari già presenti. Possibile che si assista, mese dopo mese, a continue iniziative di smantellamento del nostro tessuto economico, anche di quello di nicchia tanto decantato? Grazie

  4. p.s. (dei vecchi consiglieri d’opposizione non mi fido più)

  5. E’ uno dei motivi per cui c’è in ballo la questione della revoca della concessione da parte della Regione.
    E’ ovvio che il fine è far terminare del tutto l’attività commerciale.

  6. Ci sono novità sulla Salso,sul Porto commerciale e la nuova banchina in costruzione..?Ho sempre creduto e credo che sbilanciare TUTTA l’economia di Imperia solo sul turismo,seppur importantissimo,sia una revolverata sulle gambe…Il turismo risente di mode,di periodi…Non è così sicuro come attività,come reddito.!Dobbiamo mantenere il Porto Commerciale e ampliare i traffici secondo gli spazi a disposizione.La sinistra Imperiese dovrebbe essere piu’ agguerrita sulla questione silos oleari..

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