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Proposta per Parco De André

Su La Stampa di oggi si parla della mia proposta di intitolare il parco di Imperia a Fabrizio De André.

Dieci anni or sono Faber, universalmente riconosciuto come uno dei maggiori cantautori e poeti italiani, se ne andava; ed è in seguito alle varie celebrazioni che mi è venuto in mente che anche Imperia avrebbe potuto rendere omaggio al grande artista nostro conterraneo, dando il suo nome ad una qualche parte della città.

In un attimo, chiedendomi quale sarebbe potuta essere l’ubicazione adatta, mi sono reso conto che una delle aree più vaste e nuove di Imperia viene chiamata sin dalla fase progettuale “Parco urbano”. Appellativo discretamente anonimo e cacofonico (ne avevo già parlato qui). Al massimo sembra dedicato ad un Papa.

Piuttosto che “Parco urbano” sarebbe molto meglio un semplice “parco”, ma ancor meglio suonerebbe “Parco De André”. Inutile dire che importa poco se De André non è imperiese: la sua figura rappresenta a meraviglia la Liguria, il nostro territorio, il nostro mare, la nostra cultura. E l’attaccamento degli Imperiesi verso la figura e la musica di De André non possono essere messi in discussione: nemmeno due mesi fa al teatro Cavour si è tenuta una serata-tributo con i Born To Drink che ha riscosso un gran successo di pubblico.

Così, per rendermene conto di persona ed avere la conferma che si trattasse veramente di un’idea buona e condivisa, ho cominciato una raccolta firme. Senza pubblicità, tramite il solo passaparola, ne sono state raccolte ad oggi più di 400: studenti, lavoratori, pensionati, simpatizzanti di destra e simpatizzanti di sinistra. Prima di cominciare ho anche interpellato per scrupolo la Fondazione De André che ha risposto con un parere ovviamente positivo; sul loro sito tra l’altro è possibile vedere l’elenco di tutto ciò che è stato intitolato a Fabrizio.

Il passo successivo, qualche giorno fa, è stato quello di creare un apposito gruppo su Facebook, dove le adesioni, velocissime per la natura stessa del mezzo, in questo momento stanno già per arrivare a 1000.

Intanto la raccolta firme continua, il modulo può essere scaricato qui (fatemeli avere una volta riempiti!) oppure è possibile sottoscrivere direttamente la richiesta presso il pub Winston Churcill.

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12 commenti

  1. Io questa mania di De Andrè la trovo quasi raccapricciante.
    Un cantante miliardario che ha scritto tre canzoni in dialetto. Il prossimo parco lo dedicheremo a Bruno Lauzi? Poi sarà il turno di Bruce Springsteen?

    Ma possibile che non si riescano a trovare persone più meritevoli, che hanno fatto del bene e lavorato duramente nella loro vita? Ma dedichiamolo a Biamonti piuttosto, un grande scrittore originario della nostra terra.

    Poi ovviamente all’inaugurazione possiamo invitare Dori Ghezzi che arriverà a bordo del suo panfilo (magari con Briatore) per ritirare la targa ricordo…

  2. oh samuele, nun ti l’hai capìu in belin!

  3. ahah Giannin, hai scritto il primo commento in dialetto nella storia del mio blog!
    @Samuele: provo a spiegarti: De André può anche non piacere, ma se si è d’accordo per me si può dedicare una via anche a Gigi Riva.
    No, dico, stiamo parlando del cantautore ligure più conosciuto, di uno dei maggiori poeti contemporanei…
    L’intitolazione non è una gara a chi ha “fatto del bene” anche perché per ciascuno di noi ci sarà sempre qualcuno che ha fatto meglio o ha fatto di più.
    E poi, quella dei soldi mi sembra la solita solfa con cui si attacca d’Alema (o più in generale qualcuno di sinistra): “eh ma lui fa quello di sinistra ma ha la barca!”
    Sì, ok, … ma che ‘zzo c’entra?

  4. Ok, e perché non Biamonti allora?

  5. Giannin ha scritto il primo commento in dialetto.
    Non è il primo però che non mette nome e cognome, non è il primo che insulta, non è il prima che non argomenta le sue tesi.

  6. Rileggo e mi accorgo delle cose.
    Quindi tu dedicheresti l’aerea a De Andrè perché:
    “No, dico, stiamo parlando del cantautore ligure più conosciuto, di uno dei maggiori poeti contemporanei…”

    Sti cazzi.
    Il cantautore ligure più conosciuto (di Genova peraltro); e addirittura uno dei maggiori poeti contemporanei. Sempre ligure ovviamente perchè a Nizza non sanno nemmeno chi sia. Definire De Andrè uno dei maggiori poeti contemporanei è qualcosa che sfiora il ridicolo…

    Possiamo definirlo un cantastorie ma poeta è offendere i poeti veri… ma è morto e allora si può dire tutto…

  7. Per quanto riguarda il Sig. Giannin dài non te la prendere, era una battuta evidente senza l’intento di insultarti
    Per quanto riguarda Biamonti… chi ha detto di no?
    Per quanto riguarda De André, il fatto che (a mio parere e di altri) abbia un enorme valore artistico, è affar nostro.
    Capisco fossi un invasato solitario, ma è così palesemente un sentire diffuso che ti consiglierei di fartene una ragione.
    Magari a te non piace, magari ti fa proprio schifo quel che ha fatto, ma sono gusti. Un po’ diverso sarebbe se parlassimo di un persona con una vita controversa o che potrebbe essere di cattivo esempio trasmettendo valori sbagliati, ma qui si parla di arte.
    Vedi, non dev’essere una competizione… non bisogna prenderla così per forza. Altrimenti ci sarà sempre un cantante più cantante di De André, uno scrittore più scrittore di Biamonti.
    Sarà forse che noi liguri siamo fisiologicamente predisposti così.. a questo rattellamento sulla rava e la fava, ma non ha molto senso, e più che altro non porta a niente dividersi in fazioni su queste belinate.
    Metti che a me la scrittura di Biamonti non piace, e pazienza, l’eventuale intitolazione di qualcosa a suo nome non mi fa certo venire voglia di denigrarlo dicendo che era solo uno scribacchino… semplicemente me ne sto, senza polemizzare.
    E’ un problema di chi lo ha.

  8. Mi sa che Samuele le canzoni di De André non le ha manco mai ascoltate…De André questo sconosciuto….beh infondo siamo pari, io ignoro le cose scritte da Biamonti…e non per questo mi sento nel gruppo dei raccapriccianti…..

    E comunque, per la cronaca, De André non è conosciuto solo in Liguria!

  9. sarebbe bello il parco Fabrizio De Andrè, anche se personalmente preferirei un molo o un caruggio, forse perchè non mi immagino Faber gradire gli spazi aperti pieni di gente urlante, amava la solitudine come stato mentale spirituale e fisico, ideale per pensare senza essere condizionato e senza condizionare.
    http://www.fondazionedeandre.it/rifle_solitudine.htm
    comunque bello ma pensi che si possa veramente soprattutto in questo momento di elezioni, intitolare un luogo di Imperia a uno che scriveva così : http://www.fondazionedeandre.it/zingari.htm

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  12. Fabrizio De André, un’ombra inquieta.
    Ritratto di un pensatore anarchico – Edizioni Il Margine

    Libro di Federico Premi
    Recensione di Laura Tussi

    Fabrizio De André ha sempre praticato consapevolmente l’esercizio del pensiero e la sua opera politica e musicale rappresenta una sapiente e radicale critica alla concezione borghese dell’esistenza.
    L’autore del libro, Federico Premi, avvalora questa ipotesi tramite l’analisi dei manoscritti inediti di De André, disponibili presso il centro studi Fabrizio de André dell’Università di Siena, dove appaiono ricorrenti i riferimenti alla tematica anarchica e alla critica della società borghese. “È tempo di tornare nomadi. Siamo stati sedentari per troppo tempo. Bisogna rimettersi in cammino”. Fabrizio De André continua a ripetere questo concetto nelle sue canzoni e nei moltissimi appunti manoscritti.
    La vita infatti è un continuo processo di metamorfosi, di cambiamento, di ricerca nella costante resistenziale e febbrile dell’erranza.
    Secondo De Andrè, l’anarchia, oltre che forma di autogoverno alternativa all’attuale sistema di potere, rappresenta il solo antidoto contro l’omologazione sociale e culturale, contro la pianificazione categorica e l’arbitrio imperante. Tra gli aspetti più inquietanti dell’immobilismo della società contemporanea è l’assuefazione universale alla logica capitalista. Il verbo del fondamentalismo capitalista si è imposto ovunque, operando una drastica reductio ad unum, un’inaudita uniformizzazione, pianificazione, normalizzazione del sistema e omologazione culturale. L’umanità dovrà attuare presto un nuovo sistema politico ed economico e una diversa e più virtuosa cultura del confronto e dello scambio, non più fondate esclusivamente sul torvo e bieco valore del profitto e del tornaconto, nella realizzazione di un’utopia sommessa e confessata in versi, all’interno di un discorso cifrato ed elusivo nelle canzoni di De André, che canta una critica serrata al mondo borghese del conformismo allineato. Infatti, borghese è, in ogni tempo, l’invincibile inerzia dello spirito, l’ossessione per l’agio e la stabilità, matrice di ogni idolatria, che costituisce il momento statico immortale dell’esistenza del singolo e della società. La morale borghese è mortifera, in quanto vuole bloccare il divenire, nella pretesa di uniformare, omologare, conformare e rendere tutti gli uomini simili fra loro, equivalenti, intercambiabili, perché il borghese si preoccupa di essere integrato, allineato e leale con il sistema. Un’autentica rivolta esistenziale consiste nel riconoscere il proprio stato di uomini colonizzati e allineati, per liberarsi dagli ingranaggi del sistema e divenire Anime Salve, riappropriandosi di se stessi e della propria vita in modo unico e originale. Il potere persuasivo di ogni sistema, fondato su valori fissi e indiscutibili, provoca paura e disorientamento per ogni diversità e alterità anarchica, opposta all’ingranaggio del quotidiano. Il borghese non sa riconoscere il proprio intimo essere, l’ “ombra inquieta” che si muove nelle pieghe dell’anima e della storia.
    Il Faber pensatore affronta dunque i temi della borghesia e dell’anarchia come categorie dello spirito, del potere e della costante resistenziale, tra morte, solitudine e natura, tra follia e diversità, per cui l’artista diviene anticorpo del sistema vigente e cantore di bellezza e utopia.
    Laura Tussi

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