il blog di Giorgio Montanari

candidato consigliere comunale a Imperia per Guido Abbo Sindaco

Goccia dopo goccia

Dal Secolo XIX di oggi si apprende che:

Dieci milioni di euro da restituire agli utenti (400 euro in media per famiglia) e stop all’addebito del canone di depurazione sulle bollette dell’acqua. Questa la richiesta choc della Federconsumatori di Imperia all’Amat, e quindi anche al Comune, dopo che una sentenza della Corte Costituzionale ha stabilito il principio secondo cui nelle città dove non sono attivi depuratori per le acque reflue, la quota della bolletta destinata alla depurazione non deve essere pagata. La richiesta di rimborso, quasi certamente, si allargherà nelle prossime ore anche a Diano Marina e dintorni, dove, sia pure in quote differenti, il canone di depurazione vien pagato da anni.

Non ho ancora capito se è una buona notizia. E se sì, per chi.

Il fatto è che il depuratore di Imperia non è mai entrato in funzione, ma sono 10 anni che gli Imperiesi pagano lo stesso un “supplemento” in bolletta per questo servizio. Un po’ come per gli Intercity: il costo della prenotazione è a parte ed escluso dal prezzo, ma è comunque obbligatorio.

Quella del depuratore, poi, è una storia senza fine. Sono 10 anni che è in costruzione. Nel frattempo sono cambiate le tecnologie, ci si è adeguati, e questa estate era addirittura uscito fuori che sul sito del Vicesindaco la struttura risultava inaugurata; con tanto di taglio di nastro, finti operai/scenografia (che con il caschetto giallo scintillante stringevano bulloni…) insomma: una semi-farsa. Operai cartonati per un depuratore di cartapesta.

E adesso veniamo a sapere che la Corte Costituzionale ha sancito che non è lecito chiedere di pagare per un depuratore che non depura. Morale: potrebbe finire che 10 milioni di euro debbano essere restituiti a chi li ha pagati (tanto è il ricavato da questo “supplemento” negli ultimi 10 anni, bolletta dopo bolletta).

Ciascuno di noi potrebbe trovarsi un credito verso l’AMAT di ben 400 euro, goccia più goccia meno.

Inviterei gli amici al ristorante per festeggiare, se non fosse che l’AMAT è del Comune (anche se sempre meno) e il Comune siamo noi. In pratica i soldi che abbiamo pagato sono stati già usati nel bene o nel male per costruire il depuratore (almeno si spera), e se l’AMAT dovesse rimborsare questi 10 milioni, il bilancio vacillerebbe non poco. Gira che ti rigira, dovremo metterceli noi.

Nel frattempo ci sono Comuni che adottano politiche virtuose rispetto all’acqua, stimolandone un consumo consapevole e sostenibile. E’ il caso di Sommacampagna, dove tutte le famiglie del Comune hanno ricevuto in omaggio una brocca d’acqua. Non per metterci dentro i fiori, ma per incentivare l’utilizzo di quella (buona, controllata, economica ed ecologica) del rubinetto.

Noi nel frattempo continuiamo invece a bere l’acqua in bottiglia, ed a scaricare i nostri liquami direttamente in mare.

Pagando di più sia una cosa, che l’altra.

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7 commenti

  1. Ma non paghiamo più l’ICI, vuoi mettere!

  2. Eh già! E il bello arriverà quando ci saran da pagare le “spese correnti” per la nuova biblioteca, il costruendo palazzetto dello sport, e il museo navale…

  3. Pingback: il blog di Giorgio Montanari - Niente depuratore, niente tassa, ma niente rimborso

  4. ma anche oggi un referendum su il depuratore

    cribbio non serve il depuratore

    l’amat e mio cribbio

  5. Pingback: il blog di Giorgio Montanari - Excusatio non petita

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