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candidato consigliere comunale a Imperia per Guido Abbo Sindaco

La scuola del domani

La bufera imperversa sulla scuola italiana, come spesso accade poco dopo l’inizio di ogni nuova legislatura.

Ad alimentare il dibattito sul tema, la notizia la Camera ha approvato una mozione che disciplina l’inserimento dei giovani stranieri che hanno problemi con la lingua italiana. Il testo probabilmente non è tutto da buttar via ma, mi spiace ammetterlo, sono tendenzialmente prevenuto sulle intenzioni della Lega e sulla relativa buona fede.

Insomma, se il problema c’è, è giusto affrontarlo senza chiudere gli occhi. Anche nella nostra città, la presenza degli stranieri è consolidata ed è routine avere alunni che non hanno ancora raggiunto un grado soddisfacente di conoscenza della nostra lingua. E questo crea problemi soprattutto a loro, e sovente anche al resto della classe.

Ma, ripeto, proposte di questo tipo mi mettono sull’allerta. Che la Lega veramente tenga all’istruzione ed all’inserimento dei bambini immigrati? O che invece cerchi sotto sotto di creare (in più campi) condizioni ostili agli immigrati in generale?

Giuseppe Fossati, Assessore alle Attività Educative del Comune di Imperia, gioca d’anticipo illustrando l’attuale situazione imperiese e il suo punto di vista sulla faccenda. Quanto dice mi sembra lineare e ragionato.

In via sperimentale, è stato pertanto sviluppato ed attuato nel Primo Circolo Didattico di Imperia (ossia quello di Porto Maurizio) e d’intesa con lo stesso, un progetto che prevedeva, dapprima solo nei plessi di Piazza Roma e Piazza Mameli e, successivamente, anche nel plesso di Caramagna,  la creazione di classi seguite da educatrici comunali, nella quali, durante le ore di lezione ordinaria, i docenti avessero la possibilità di inserire, per l’orario e per la durata da loro ritenuta opportuna, i bambini stranieri che avessero manifestato maggiori problemi di comprensione della lingua italiana.
Ciò al fine di aiutare tali bambini ad accelerare l’apprendimento della nostra lingua grazie ad un insegnamento intensivo mirato solo sulle loro esigenze e difficoltà, e, al contempo, consentire ai maestri di fare lezione agli altri alunni senza le problematiche legate alla presenza di soggetti che non comprendevano la nostra lingua.
Devo dire che i riscontri avuti da tale sperimentazione sono stati assolutamente positivi ed apprezzati, sia dai docenti, sia dai genitori, sia dai bambini stessi e nessuno ha mai pensato che potesse essere una iniziativa razzista o che si volessero creare dei ghetti.

Approvo l’idea di far seguire chi ha problemi di comprensione da insegnanti appositi (parallelamente alle lezioni normali) esattamente come vengono impiegati gli insegnanti di sostegno. L’importante è che non si abusi di questo metodo per emarginare bambini la cui integrazione culturale e sociale dipende fortemente dalla scuola.

Non siamo ancora pronti per insegnare il Corano durante le ore curriculari, ma l’importante è che ci rendiamo tutti conto al più presto che la scuola del domani sarà necessariamente multietnica, così come l’Italia intera.

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