il blog di Giorgio Montanari

candidato consigliere comunale a Imperia per Guido Abbo Sindaco

Saputelli Vs Cariatidi

Dalla mia pacata e accomodante replica alle sparate del Senardi è nato un bel dibattito online a cui ha dato il via questa raccolta di commenti non proprio teneri nei miei confronti pubblicata da PuntoImperia. Più che sul merito, le critiche nei miei confronti hanno assunto connotati quasi esclusivamente generazionali: è un attimo, a 30 anni suonati, sentirsi chiamare “ragazzino saputello” da chi ne ha 50 e nella propria quotidiana attività di prezzemolina cariatide digitante, non avendo altri argomenti (o qualcosa di meglio da fare) decide di accusarmi di lesa maestà verso la lobby degli anziani venerabili straparlanti. E poi dài, farsi dare del saputello da Fossati è da prendere come una cura omeopatica. [questa è © Alessandro Lanteri, che ha anche parlato di me sul suo blog qui e qui].

Tuttavia mi prendo le responsabilità della deriva anagrafica della discussione, perché sono io ad aver per primo tirato in ballo l’età. E ci sta, anzi, che si parli un po’ anche di questo, di ricambio generazionale, di vecchiume supponente, di spazi da liberare, conquistare e occupare al posto loro; speriamo che la “new era” imperiese passi anche da questo. Se non ora quando?

Però resta il fatto, e non vorrei fosse trascurato, che mi, anzi CI, è stato dato dei “delinquenti politici”. (E sì, confermo che la notizia della querela è vera). Perché a far politica ci si abitua inevitabilmente alle critiche, alla fine. E qualcuno che ti critica c’è sempre, anche pesantemente. Ma un conto è fare una “scelta sbagliata”, una “mossa azzardata”, o anche una “stratosferica cazzata”. Una altro paio di maniche è essere accusato di “delinquenza politica”. E delinquenza, a casa mia, vuol dire qualcosa di deliberatamente contro le leggi. Significa “condotta illegale contro le persone”. Per di più se accanto si dice che “non è stato un atto di democrazia”; così si lascia sottintendere un comportamento in mala fede che non posso accettare mi venga attribuita do nessuno, tanto più da chi – stando all’opinione dei prestigiosi commentatori della vicenda – dovrebbe avere l’esperienza per capire quando mettere a freno la lingua dopo 85 anni di smodato utilizzo.

Il dibattito, dicevo, è continuato poi con un altro articolo che riprendeva una serie di commenti pro-gggiovani (in cui sostanzialmente si critica l’intoccabilità cariatidea) sempre attingendo da quel Facebook che per i giornalisti rappresenta una fonte ricca e inestinguibile di virgolettati. Il ché, apro una parentesi, dal punto di vista comunicativo rappresenta una delle rivoluzioni dei giorni nostri. Cito ad esempio la chiusa di uno dei tanti commenti [scritto da Angelo Dulbecco, ex consigliere PdL]: “Con la speranza di non trovare questo mio post pubblicato domani, vi saluto affettuosamente”. Ovviamente il post è stato riportato da PuntoImperia nel giro di un attimo, palesando un paradosso informativo degno di essere studiato: se pubblichi qualcosa su Facebook vuol dire che sai (per non dire che ti àuguri), che verrà letto. Magari anche da un giornalista. Che quindi lo riporta, nell’esercizio del proprio diritto di cronaca, esattamente come potrebbe riportare quello di chiunque: in pratica leggere Facebook è come ascoltare tutti i discorsi delle persone in un una grande piazza, anche se virtuale. Già divisi per argomento, quindi massima comodità. E se per avere dei commenti su qualcosa, fino a un po’ di tempo fa, era indispensabile chiedere (per strada, per telefono, per email o coi segnali di fumo) ora è tecnicamente sufficiente aprire Facebook e copincollare, senza nemmeno il rischio di interpretare male il pensiero di qualcuno; è tutto registrato: scritto e sottoscritto. (E si badi bene, non lo fanno solo i giornali online, ma anche la carta stampata seppure in maniera minore per le ovvie differenze imposte dai rispettivi formati).

Chiusa parentesi. Segnalo un’ultima cosa: il CIV di Oneglia si lamenta che a causa della crisi politica è in forse il calendario di eventi canori estivi, che sarebbe dovuto essere organizzato/gestito dal noto discografico Stefano Senardi. Il fatto che quest’ultimo sia il figlio del Senardi che mi ha fatto imbestialire per la questione della “delinquenza politica” (e che già un mese fa diceva sui giornali che “mandare a casa Strescino adesso è la cosa più
stupida che si possa fare” e anche “è pazzesco non seguire l’attuale sindaco ora che si è ravveduto”) è naturalmente soltanto una coincidenza.

Commenti

commenti

Powered by Facebook Comments

Commenti (per chi non usa Facebook)

I campi obbligatori sono contrassegnati con *.