Su Il Secolo XIX di ieri domenica 13 maggio 2012:
Innanzitutto va categoricamente smentito che Lino Senardi sia un “dirigente provinciale” del PD. Un organismo chiamato “direttivo provinciale” nemmeno esiste. Fortunatamente egli non ha nessun ruolo esecutivo nel Partito (qui l’elenco degli organismi e relativi componenti) e mi meraviglierei molto se lo avesse, e soprattutto mi meraviglierei se dopo le sue deliranti esternazioni non avesse la decenza di chiedere scusa oppure, ancor meglio, di restituire la tessera.
Definire costui come “dirigente” è uno sgarbo a chi passa ore e ore nelle sedi del partito a confrontarsi, discutere, ragionare, prendere decisioni. Senardi attualmente non fa nulla di tutto questo e in nessun modo partecipa alle attività del Partito, ma si limita ad estemporanee e infamanti uscite sulla stampa che un vero dirigente di partito non si sognerebbe mai, nemmeno lontanamente, di fare.
Senardi straparla e lo fa a nome del Partito senza averne alcuna titolarità, dicendo una serie di sciocchezze così grandi e gravi da palesare una mancanza di lucidità che può essere forse spiegata, ma in nessun modo giustificata, solo dalla sua avanzata età.
Dimettendoci abbiamo fatto la scelta giusta e l’inciucio, semmai, sarebbe stato quello di amministrare assieme a chi è stato il nostro avversario fino al giorno prima, tradendo la volontà degli elettori. E questo semplice concetto è condiviso da tutti i dirigenti del PD; quelli veri, ovviamente.
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