il blog di Giorgio Montanari

candidato consigliere comunale a Imperia per Guido Abbo Sindaco

Consiglio Comunale del 23 settembre 2010

Il consiglio monotematico sul porto è partito con la nostra richiesta di sospensione/rinvio della pratica. La seduta è stata quindi sospesa per permettere ai capigruppo (in particolare al PdL) di prendere in esame la nostra proposta, che è stata successivamente bocciata.

Il motivo è sempre il solito: la documentazione ci arriva tardi e incompleta, e questioni di questo di tipo hanno invece bisogno del massimo approfondimento.

La discussione si è aperta con l’illustrazione della pratica da parte di Lanteri in qualità di Assessore all’urbanistica.

In sostanza è una delibera di indirizzo, che posso così riassumere:

1) l’Amministrazione dovrà seguire, nei rapporti tra il Comune e Porto di Imperia S.p.A. queste linee guida:

a) le attività svolte dalla direzione dei lavori devono essere nell’interesse della Porto di Imperia
b) la Porto di Imperia deve restare l’unico interlocutore
c) la Porto di Imperia si impegna a mantenere il cronoprogramma delle opere
d) invitare la Porto di Imperia a svolgere un’analisi del proprio piano industriale
e) verificare se il piano industriale dev’essere aggiornato

2) si impegnano Sindaco e Giunta ad attivare nei confronti della Porto di Imperia una verifica dal punto di vista demaniale, urbanistico-edilizio, qualitativo e quantitativo delle opere

3) il Comune dovrà avviare con la Porto di Imperia un tavolo tecnico di confronto

4) dare atto che la Società dovrà presentare al Comune i progetti esecutivi per l’approvazione, realizzare le opere sotto il controllo degli uffici comunali, consegnare le opere al Comune a seguito di positivo collaudo

5) dare atto che le opere già realizzate o in fase di ultimazione dovranno essere consegnate previo collaudo

6) di dare mandato al Settore Urbanistica affinché richieda alla Porto di Imperia di procedere ad una dettagliata verifica dell’avanzamento lavori

7) di dare mandato al Sindaco di avviare un confronto con gli altri soci della Porto di Imperia Spa per definire un accordo che impegni i soci a non approvare aumenti di capitale

8) di verificare se la famosa operazione di permuta “sia congrua e coerente con l’utilità economica e sociale degli interessi pubblici coinvolti”

Sono intervenuto per secondo: mi sono voluto togliere il dente quando ancora c’era qualcuno sveglio ad ascoltarmi. Come già successomi, sarò riuscito a dire si e no la metà delle cose che mi ero preparato. Ho fatto un po’ un cappello introduttivo sul come mai eravamo a discutere di queste cose, e di come mai ci sia questa necessità, manifestata finalmente anche dall’Amministrazione, di fare un po’ un bilancio di quello che viene o verrà realmente in tasca alla città di Imperia.

Perché da sempre siamo stati ingiustamente accusati di essere contro il porto turistico, di essere contro Imperia, e di soffermarci sulle solo sulle formalità.

Per capire di cosa oggi stiamo discutendo, dobbiamo necessariamente partire col ricordarci qual’era la situazione prima che iniziasse la progettazione e la costruzione del nuovo porto turistico di Imperia.

Il Porto turistico di Porto Maurizio è sempre stato un bene pubblico, in cui gli Imperiesi da più di 100 anni hanno investito in denaro e lavoro. Le attività nautiche sono state gestite per gli ultimi 20 anni dall’Imperia Mare, controllata dal Comune suo azionista di maggioranza, con: bilanci in attivo, distribuzione di dividendi, creazione di posti di lavoro, sviluppo e investimenti.

All’atto della costituzione, nei primi anni 80, una serie di soggetti (associazioni sportive, assonautica, privati) avevano rinunciato alle proprie concessioni di cui erano titolari ricevendo in cambio partecipazioni azionarie, convinti che il Comune, detentore della maggioranza, avrebbe comunque agito secondo l’interesse generale e non puramente economico (come avveniva fino all’altro ieri appunto). Soggetti che poi hanno perduto successivamente ogni rappresentanza diretta nella nuova società.

Tutto questo è già il primo prezzo, forse non chiaro a tutti gli Imperiesi, che la città ha pagato e pagherà per tutta la durata della Concessione alla Porto di Imperia SPA, e cioè quello di aver perso il controllo sul suo porto, e di aver ancora una volta privatizzato un bene pubblico.

Perché quello che noi abbiamo sempre sostenuto, e oggi i fatti ci danno inesorabilmente ragione, è quello di aver dato molto, non solo economicamente, contrariamente a quanto invece si va dicendo da più parti.

Quando Caltagirone, che è il soggetto privato cui è stata affidata la costruzione del porto, dice che il Comune non ci ha messo nemmeno un centesimo, questo non è vero. E non è nemmeno facilmente quantificabile, economicamente, il contributo che abbiamo dato con l’Imperia Mare, con i beni già esistenti come moli, banchine, costa, eccetera, per non contare quello che possiamo considerare come il “parco clienti” di un’azienda già ben avviata e che produceva degli utili. E cioè gli utenti storici del nostro porto.

Allora: la costruzione del porto è stata affidata ad un privato dietro a quello che viene chiamato un contratto di permuta. In pratica: il soggetto privato realizza le opere, e in cambio ottiene il 70% di quello che è stato realizzato. Il restante 30% sarà della porto di Imperia SPA, che non vuol dire Comune di Imperia, perché noi deteniamo ancora un terzo delle quote, e quindi a conti fatti abbiamo un terzo del 30%, e cioè il 10% dell’intero porto.

E la cosa bella, anzi, la cosa brutta, è che non siamo nemmeno sicuri a cosa corrisponda materialmente questa percentuale, perché solo da pochi giorni abbiamo ricevuto il dettaglio della ripartizione. Elaborata, evidentemente, non dal Comune ma da qualcun altro.

Perché il porto non è come una torta dove le fette sono tutte uguali, ma ci sono fette più ghiotte e appetibili e altre che lo sono molto meno.

E quindi in definitiva oggi ci ritroviamo con meno di quanto avevamo prima con l’Imperia Mare. Su cui tra l’altro avevamo il controllo.

E cosa vuol dire avere il controllo? Per fare un esempio il controllo delle tariffe. L’Imperia Mare ha sempre applicato, anche per volere delle diverse amministrazioni Comunali che si sono succedute, una attenta politica tariffaria che ha anche salvaguardato alcune categorie di utenti minori e di residenti.

Dev’essere detto, che adesso gli utenti si sono trovati rincari che hanno anche più che raddoppiato le tariffe di ormeggio, a fronte tra l’altro dei numerosi disservizi che hanno accompagnato e continuano ad accompagnare la costruzione del porto.

Il più evidente, per citarne solo uno, è che ad oggi manca nel porto un distributore di gasolio. Ad oggi, nel porto turistico che dovrebbe essere “il più grande ed il più bello del mediterraneo” non c’è rifornimento di carburante. I piccoli diportisti si organizzano con le taniche andando dai distributori in città, e i grandi yacht devono andare ad Aregai o in altri porti.

C’è poi da parlare anche di queste caratteristiche di bellezza e di grandezza, perché sono argomenti fuorvianti che spostano l’attenzione su qualcosa che non c’entra affatto con le nostre critiche.

Che il nostro è il porto turistico più grande del mediterraneo ce lo sentiamo dire da sempre. Salvo poi scoprire che la stessa società che costruisce il nostro porto dice la stessa identica cosa di un altro porto che sta costruendo, quello di Fiumicino. E senza contare poi che, dati alla mano, l’affermazione viene anche smentita da alcuni porti francesi.

Possiamo poi anche discutere sull’affermazione che sarà il porto più bello del mediterraneo.

Al di là del fatto che i gusti sono comunque soggettivi per definizione, non fa differenza il fatto che sia brutto, bello o bellissimo.

Ma anche fosse il più grande e il più bello dell’universo, non sono motivi validi da giustificare alcun tipo di irregolarità.

Tutti noi sappiamo che se costruendoci la casa modifichiamo la forma di una finestra, anche di poco, andiamo in contro a delle sanzioni, indipendentemente che la casa sia bella o bellissima. Alle stesse regole dobbiamo stare tutti quanti, privati e grossi imprenditori. Soprattutto se il Comune è socio di questi imprenditori.

Quello che come minoranza abbiamo fatto è stato di vigilare per quanto possibile sul rispetto delle regole.

E fatti poco chiari, soprattutto negli ultimi periodi, ce ne sono stati molti.

Per citare i più recenti: l’Amministratore delegato è stato denunciato dalla Capitaneria, il progettista si è dimesso e il direttore dei lavori licenziato (con l’ipotesi di furto nel suo ufficio), Acquamare che nomina persone di propria fiducia per “autocontrollarsi”, un’azienda appaltatrice denunciata per violazioni della sicurezza, in estate ispezioni quasi quotidiane della Polizia Postale presso la società e presso il Comune, indagini sul movimento terra, indagini dell’antimafia, il capannone abusivo o presunto tale, la commissione di vigilanza che contesta varie irregolarità, e così via.

Ma allora viene da chiedersi: valutato tutto questo qual è il ritorno che il Comune, e la città, si aspettano dal Porto?

Perso il controllo gestionale, perso il controllo azionario, rimane quello che noi tutti ci auguriamo: cioè almeno uno sviluppo economico e turistico e un incremento dei posti di lavoro.

E anche qui bisogna fare delle precisazioni, perché nessuno tra noi, e intendo noi imperiesi, è così ingenuo da credere a chi ci dice che ci saranno 6 o 7000 posti di lavoro.

Perché in una sua recente intervista Caltagirone diceva che ogni posto barca genera direttamente e indirettamente tra i 4 e i 5 posti di lavoro, per cui calcolando i posti barca si arrivava a cifre del genere.

Ma è ovvio che non si tratta di NUOVI posti di lavoro, e tantomeno non si tratta di lavoratori esclusivamente LOCALI che verranno impiegati. E’ impensabile che oltre il 10% della popolazione di Imperia lavorerà nel porto, è una considerazione che non sta in piedi. Anche perché all’inizio dei lavori si parlava di cifre ben diverse: 140/150 nuovi posti di lavoro.

Bene. Oggi, finalmente, alla fine del 2010, scopriamo che anche l’amministrazione ha un po’ gli stessi dubbi che noi abbiamo sempre avuto sull’effettivo ritorno dell’intera “operazione porto” sulla città.

E questo è evidente anche dal testo della delibera. Il fatto che solo oggi, nel settembre 2010, siamo venuti finalmente a conoscenza di CHE COSA realmente componga la parte che resta alla Porto di Imperia SPA in quel famoso 30%, è molto grave.

Ma l’amministrazione evidentemente non è più così sicura che sia stato un grosso affare, tanto che nella delibera ci si impegna a compiere una valutazione di questa quota. Per vedere se quello che contiene è congruo e coerente con gli interessi della città.

Un’amministrazione sicura di aver agito nel pieno interesse della collettività si sarebbe mai posta questo interrogativo? Ovviamente no.

E soprattutto, come mai se lo chiede oggi, dopo tutti questi anni?

E’ questo che vogliamo dire come PD e come minoranza ai nostri concittadini: che i nodi sono venuti al pettine, e che non vogliamo sentirci dire di essere cassandre che predicono sventure. Quello che abbiamo fatto e continueremo a fare è semplicemente il nostro compito.

Vigilare per quanto ci è possibile, porre degli interrogativi – anche i più scomodi – e non farci abbindolare da chi sa solo dirci che il porto è bello, è grande, migliaia di posti di lavoro, campi da golf e robe del genere.

Sono seguiti i vari interventi. Quelli del PdL, salvo rare eccezioni, sono stati piuttosto ridondanti e colmi di elogi e ringraziamenti per imprenditori, sindaci, ex-ministri. Quasi mai sono scesi nel merito della delibera.

Prima delle dichiarazioni di voto c’è stato un lungo intervento del Sindaco, che ha ripreso un po’ tutti i punti trattati nella discussione. Ha replicato anche a me sulla questione della “privatizzazione di un bene pubblico”, asserendo che il bene di cui si parla “prima non c’era”.

Intorno alle 2.30, dopo ben 7 ore, siamo arrivati alla votazione. Esito: PdL, Lega e UdC favorevoli; l’opposizione contraria.

Per concludere, da mettere a verbale le seguenti chicche:

“La nostra patente di guida è stata ritirata al momento della stipula degli accordi capestro con i soci privati. Sono loro che guideranno il porto per i prossimi 50 anni.” (Rollero)

“Il parco urbano l’abbiamo costruito noi! Noi!” (Gazzano)

“… dobbiamo sperare che non naschino problemi…” (Pugi)

“Il ringraziamento più grande a tutti voi, che ci avete dato la possibilità di realizzare quest’opera” (Dulbecco, guardando in telecamera)

“Il capannone… è vero che non è un granché” (Sindaco Strescino)

“Il discorso del Sindaco è stata un’omelia cardinalizia da grandi occasioni” (Indulgenza)

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