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Primarie ancora per un po'

Nell’ultima settimana all’interno del PD c’è stato un gran fermento, perché a giorni (il 21 e 22 maggio) si terrà l’Assemblea Nazionale. All’ordine del giorno sono previsti interventi rilevanti sullo Statuto del PD, e in particolare sulle primarie.

Nemmeno una settimana fa da Salvatore Vassallo, Deputato nonché membro della Commissione Statuto, ha lanciato l’allarme, sostenendo che “un principio fondativo del Partito democratico verrebbe del tutto vanificato” e che “le primarie da regola diventerebbero eccezione.”

I cambiamenti più eclatanti, analizzati anche da Civati, sarebbero stati questi:

1. Soppresso: «Vengono in ogni caso selezionati con il metodo delle primarie i candidati alla carica di Sindaco, Presidente di Provincia e Presidente di Regione».

Effetto: Oggi le primarie sono la regola. Domani non lo sarebbero più.

2. Aggiunto: «Nelle primarie di coalizione, l’assemblea del PD del livello territoriale corrispondente, approva a maggioranza la candidatura sostenuta dal PD. Gli iscritti al PD possono avanzare e sostenere una diversa candidatura, qualora essa sia stata sottoscritta da almeno il trentacinque per cento dei componenti della medesima Assemblea del livello territoriale corrispondente, ovvero, da almeno il venti per cento degli iscritti nel relativo ambito territoriale».

Effetto: Oggi c’è, di fatto, un limite al numero di iscritti del Pd che possono candidarsi alle primarie di coalizione. Già questo è un vincolo forse eccessivo, fatto per evitare che ci sia una dispersione del voto. Ma questo vincolo impegna solo gli iscritti che vogliono candidarsi, non la libertà di voto di tutti gli altri. Domani ci sarebbe un candidato ufficiale unico del PD. Gli iscritti, per sostenere qualcun altro, dovrebbero farsi autorizzare dal gruppo dirigente.

3. Aggiunto: «Qualora non si svolgessero primarie di coalizione, la decisione di ricorrere a primarie di partito, oppure di utilizzare un diverso metodo per la scelta dei candidati comuni concordato con le altre forze alleate, deve essere approvata con il voto favorevole dei tre quinti dei componenti dell’Assemblea del livello territoriale corrispondente».

Effetto: Oggi si può evitare di tenere le primarie solo se la scelta viene approvata dai tre quinti dell’assemblea, e solo nel caso in cui questo sia considerato indispensabile per raggiungere l’accordo di coalizione. Domani accadrebbe esattamente il contrario. Secondo la proposta Migliavacca, sarebbe necessaria una maggioranza qualificata dei tre quindi per richiederle. Le primarie da regola fondamentale diventerebbero eccezione.

La notizia ha cominciato a rimbalzare in rete, dalla base fino ai vertici del Partito, andando a creare un fronte di difesa delle primarie che ha cercato di far pressione sulla Commissione. Martedì Bersani ha commentato la vicenda aggiornando il proprio status su facebook (giuro):

C’è da dire che, al di là della risposta in politichese del segretario, un “ridimensionamento” delle primarie era uno dei punti del programma con cui ha vinto il congresso. Ma forse si stava andando un po’ troppo oltre, rendendo la strada delle primarie praticabile solo in via eccezionale, e non il contrario. Per quanto mi riguarda le primarie non vanno toccate, e non potrei dire altrimenti dato che – oramai un anno fa – avevo avuto io stesso l’idea di candidarmi.

Morale: oggi Vassallo ha annunciato che la Commissione Statuto ha approvato all’unanimità il testo che verrà definitivamente votato la prossima settimana – salvo colpi di scena -, in cui sono stati ripristinati i punti cardine che rischiavano si venire cancellati.

Sembra quindi che continueremo anche in futuro a convocare i nostri elettori per la scelta della leadership, e per quanto riguarda le cariche istituzionali. E soprattutto mi auguro che primarie siano anche per entrare nelle liste delle prossime politiche.

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