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Debora Serracchiani ad Imperia sabato 11 luglio

Debora Serracchiani è un fenomeno; più mediatico che politico, sostiene qualcuno. L’Italia l’ha conosciuta quando è balzata agli onori della cronaca dopo un suo famoso intervento ad un’assemblea nazionale del PD, durante il quale le cantava a Franceschini ed in generale all’intera dirigenza del partito. Il video ha avuto un’enorme e rapida popolarità rimbalzando sul web – in particolare su Facebook – mentre veniva osannata dal popolo dei militanti e dei demo-scettici. Ha detto cose che pensavano e continuano a pensare in molti, e soprattutto le ha dette bene.

Dipinta dai giornali un po’ come una politica giovane e grintosa spuntata come un fungo, vanta in realtà già una discreta carriera politica durante la quale è arrivata ad essere segretaria del PD udinese e Consigliere provinciale.

Com’è, come non è, si candida alle Elezioni Europee del mese scorso, dove viene eletta battendo il Papi per ben 9 mila voti.

Siamo a un paio di settimane dopo il voto: 27 giugno, Lingotto di Torino: all’incontro organizzato dai Piombini (cui ha partecipato anche il sottoscritto) il suo intervento era uno dei più attesi. Una parte della base avrebbe gradito la sua candidatura alla Segreteria del PD vedendo in lei un connubio quasi ideale di novità, esperienza e grinta.

E invece qualcuno è rimasto profondamente deluso quando lei si è tirata indietro e la stampa ha cavalcato una sua infelice affermazione in cui motivava la scelta di appoggiare Franceschini “perché è simpatico”.

La mia opinione a riguardo è ben sintetizzata da questo post di Luca Sofri:

Che Debora Serracchiani abbia deciso di stare assieme a Franceschini a questo giro è un dato, e io ne sono il primo critico. È una scelta fallimentare politicamente e disgraziata per lei stessa. Ma che questa scelta si spieghi con gli argomenti sintetizzati oggi dalla sua intervista su Repubblica è una cosa che escludo del tutto, avendo ascoltato assai i suoi motivi negli ultimi tempi, e che dovrebbe escludere qualunque lettore intelligente. Quindi se dobbiamo criticarla sulla scelta, non facciamolo per quelle parole, non all’altezza delle sue intenzioni e della sua lucidità.
E chi oggi la attacca allegro su quelle parole o ha seconde intenzioni o pensa di essere l’unico furbo.
Dai, non facciamo la solita cosa di passare dall’adorazione alle monetine.

Un po’ di amaro in bocca ad ogni modo rimane. Lei, proclamata a furor di popolo icona del PD che vorremmo, che va a schierarsi con uno dei due prodotti dell’apparato che si contenderanno la leadership al prossimo congresso.

Sentiremo cosa ci dirà all’incontro pubblico di Sabato 11 luglio – ore 18 – presso il bar Solis di Piazza Bianchi. Siete tutti invitati, demo-scettici e non.

Sul congresso ci sarebbe poi da scrivere un capitolo a parte, e di sicuro ce ne sarà occasione. Le truppe (interne) cominciano a schierarsi, mentre molti dei simpatizzanti che fin’ora sono stati alla finestra propendono per l’outsider Ignazio Marino. Ovviamente senza iscriversi, pronti a ricominciare a lamentarsi il giorno dopo le primarie, e facendo finta di non sapere (o di non capire) che i dirigenti di un partito sono lo specchio dei suoi iscritti.

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